sabato, Aprile 20, 2024
Storia

LE ORIGINE DEL NOME “SERRAVALLE” E NOTIZIE STORICHE CIRCA LA NASCITA E L’UBICAZIONE DEL PAESE – Parte Seconda –

Le origini del nome “Serravalle” e notizie storiche circa la nascita e l’ubicazione del paese

Fra le documentazioni scritte o cartografiche consultate e studiate, si trovano varie notazioni, alcune chiaramente trasposte in lingua italiana dal dialetto: saravale oppure saravalle, poi seravalle. A partire dalla fine del 1700 e decisamente per tutto l’Ottocento (tranne qualche sporadico caso in cui è possibile ritrovare ancora la notazione seraval[l]le), e fino ai nostri giorni, si trova la denominazione serravalle. Ma la dialettizzazione del nome la si ritrova anche in altri documenti, redatti in lingua latina, e riferentisi alla vita religiosa del paese; si parte, in questi casi, da saravalis e saravallis, per arrivare ai più recenti seravallis e serravallis.

Cercheremo ora di considerare la parte di territorio ove ebbe modo di ubicarsi il nostro paese. In tempi assai antichi la zona doveva essere ricoperta da una folta vegetazione, sparita progressivamente con gli insediamenti umani e con le grandi rotte del Po, che diedero origine al corso d’acqua lungo l’attuale tracciato. A fronte erano le paludose zone delle valli, separate dal primo territorio da vari corsi d’acqua, più importante fra tutti – come abbiamo più volte detto – il Canal Bianco che addirittura alcuni studiosi vorrebbero identificare in un vecchio e morto ramo del Po. A proposito delle valli, ecco come le descrive l’Aducco, nel suo libro Le bonifiche nel ferrarese, Ferrara, 1898, p. 27:

“Le valli erano valli “dolci”, o meglio dette “valli da canna” poiché le loro acque non veramente salse permettevano alla canna palustre di coprire per un certo periodo dell’anno quelle immense distese”.

In quelle zone trovavano l’ambiente ideale di vita moltissime specie di animali ed uccelli selvatici, e nelle parti boscose anche i cinghiali, di cui gli ultimi esemplari sono definitivamente scomparsi con la successiva bonificazione del territorio vallivo.

Il ricordo di una tradizione orale antica e forse anche storpiata dal susseguirsi delle generazioni, delle abitudini e dei costumi, deve aver suggerito al Malandri, primo abate-parroco di Serravalle, la seguente annotazione nel suo Inventario del 1879, di cui avremo modo di interessarci nel corso di questo lavoro C):

“Non esistono documenti dai quali rilevare l’epoca di sua [della chiesa] fondazione, ma da alcuni dati si poteva congetturare che ascendesse fino al 1500, mentre si vuole che lo stesso Ariosto e Tasso qui si portassero alla caccia dei Cinghiali”.

Con ogni probabilità il Malandri avrà citato l’Ariosto presumendo che la tenuta “Ariosta” (ancora oggi esistente) fosse stata di proprietà della famiglia Ariosto o fosse stata chiamata così per avervi ospitato il grande letterato. Tuttavia l’abate-parroco non aveva elementi per citare la presenza dello stesso Tasso, anche se è chiaro che i due personaggi avrebbero potuto recarsi alla caccia nel serravallese perché invitativi da qualche nobile famiglia. Documenti che attestino la sicura presenza a Serravalle dell’Ariosto e del Tasso non esistono e, pertanto, la citazione del Malandri deve essere intesa come conferma scritta di una credenza popolare, quasi vanto per il paese per aver espirato così grandi personaggi, e attestazione, a dir il vero un po’ ingenua, dell’antichità, già di per sé certa, della chiesa e, perciò, del paese.

Molti luoghi antichi oggigiorno non esistono più: avrebbero potuto informarci della vita e delle condizioni del territorio in anni molto lontani. Altri, invece, conservano le antiche denominazioni (Giocola, Livello, Crepalda, Grandi, Bottega, Ghetto, Griffa, ecc.) e sono proprio loro che ci parlano con la loro storia della formazione del nostro paese. Una parte assai consistente delle possessioni che vanno dalla Pedagna-Grandi a Ponte Giglioli, è di origine assai antica. Soggetti alla giurisdizione della parrocchia di Ariano Polesine fin da epoca remotissima, questi territori erano sottoposti “a livello”, e dati in utilità a varie famiglie. È stata questa, in effetti, una delle (prime zone ad essere abitata, dissodata e resa coltivabile. Nei vari documenti ritrovati in special modo presso l’archivio della chiesa di Ariano Polesine, di cui si parlerà estesamente nel capitolo dedicato alla “decima abbaziale”, si cita sempre il luogo della possessione, e subito dopo si aggiunge che esso è posto “in Villa Saravalis” o “in luogo detto Seravalle”; e poiché i primi atti di quell’archivio relativi all’argomento datano a partire dagli anni a metà del secolo XVII, ciò viene a confermare il fatto che diversi nuclei abitati, posti non più in zona di Ponte Giglioli, ma verso l’attuale centro, concorrevano a trame la denominazione di “villa” cioè di piccolo agglomerato urbano, sorto quasi casualmente e per necessità pratiche. Di qualche anno anteriore è anche la bolla di papa Urbano Vili (1639) con la quale si conferisce il titolo di abbazia alla chiesa o oratorio posto in “villa Seravallis”. Ed ancor prima si ritrova il verbale della S. Visita pastorale del 9/9/1603 in cui si descrive l’oratorio di Serravalle, costruito qualche anno prima dal conte Alessandro Giglioli su terreno di proprietà della sua famiglia.

Come e dove ha avuti i suoi inizi il primitivo borgo serravallese? Oggi ben si sa che l’uomo prese possesso di quel territorio denominato pianura ferrarese cominciando dai dossi fluviali che facevano da argine alle paludi vallive; non solo, ma si insediò pure su quei lidi sabbiosi che con il tempo si erano formati fra il mare e nelle lagune

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