venerdì, Aprile 19, 2024
Storia

DON FRANCESCO MIGLIORATI

DON FRANCESCO MIGLIORATI

DON FRANCESCO MIGLIORATI

Biografia

Figlio di Andrea Migliorati e di Barbara Morandi, Francesco nasce il 27 luglio 1923 a San Gervasio (Brescia). Fin da bambino, come gli altri fratelli, vive – per così dire – all’ombra del campanile. Il padre, infatti, è sacrista nel paese nativo, e svolgerà lo stesso mestiere nella parrocchia cittadina di S. Agata e nella chiesa di San Giuseppe. Prima della frequenza scolastica, ogni giorno Francesco e i suoi fratelli, servono all’altare come chierichetti, e non mancano di aiutare il padre nella pulizia e nella custodia delle due chiese.

La grande passione di Francesco durante il tempo libero è il calcio: adolescente, è ingaggiato nel “pulcini” della squadra del Brescia. Ciò, tuttavia, non gli impedisce di coltivare anche l’ interesse che nutre per la musica e, per un certo tempo, si dedica con entusiasmo allo studio del violino e del mandolino. Nell’ ambiente parrocchiale e di oratorio compie esperienze determinanti per la sua vita. Entra nell’ Associazione “Fanciulli Cattolici”, poi – adolescente e giovane – nella G.I.A.C. (Gioventù Italiana di Azione Cattolica). Nell’ anteguerra, la parrocchia di Sant’ Agata di Brescia vive un momento di grande fervore e di notevole impegno grazie alla attiva vivacità del curato don Giovanni Scaglia e dell’ animatore Mario Danesi, che diverrà sacerdote e porterà il suo impegno nella terra brasiliana.

L’esuberanza di Francesco Migliorati trova, dunque, un fertile ambiente ove innestarsi e radicarsi. E’ proprio questo il periodo in cui egli diviene delegato Aspiranti, fa parte del gruppo “Giovani all’ Altare”, è incaricato stampa e visita con particolare zelo (unitamente ad alcuni amici) gli ammalati del sanatorio “S.Antonino”. Giunge, intanto, la II Guerra Mondiale. Inviato in Iugoslavia con il corpo militare di occupazione, viene fatto prigioniero dai Tedeschi dopo l’ 8 settembre 1943, a Sebenico. La prova tremenda della prigionia è testimoniata dal Diario steso su un kontobuch e su un quaderno (diario che incomincia proprio in data 8 settembre 1943 e termina con l’ottobre 1944, con l’ aggiunta di parole di gioia nell’ aprile 1945 e un inno di riconoscenza alla madre ed ai fratelli). Al ritorno dalla prigionia in Germania, trova un lavoro ma “la chiamata alla vocazione sacerdotale, che nei tragici giorni del lager si era proposta con chiarezza, gli fa pensare agli studi. Accetta l’impegno di assistente ai giovani del Convitto Luzzago, per poter usufruire dell’ insegnamento scolastico”.

Partecipa attivamente ai Comitati Civici, soprattutto in occasione delle elezioni politiche del 1948 e, nel settembre di quell’anno, è a Roma con i 200.000 giovani che celebrano l’ 80° di fondazione dell’ Azione Cattolica Maschile. Dal 1946 al 1949, Francesco vive un intenso periodo di fervoroso impegno cristiano: “Preghiera-Azione-Sacrificio” è il programma che l’ A.C.I. propone ai giovani e Migliorati non manca di impegnarsi nella vita spirituale seguendo corsi di esercizi spirituali a Triuggio e ritiri in diocesi, usufruendo con assiduità della direzione spirituale. Entra a far parte, pure, degli “Operai del Getsemani”, una associazione laicale (fondata ed animata da Luigi Gedda e da Carlo Carretto) che si propone di vivere nel mondo la consacrazione secondo la spiritualità del Getsemani. Ritiri ed incontri si tengono a Casale Corte Cerro (Novara), mentre tra gli aderenti circola la rivista “Getsemani”. Ma la vocazione sacerdotale lo chiama. Nell’autunno del 1949 egli lascia la famiglia: la provvidenza lo indirizza al seminario di Ravenna dove, compiuti gli studi, riceve l’ ordinazione sacerdotale, a 32 anni, il 4 giugno 1955 dall’arcivescovo mons. Egidio Negrin. Svolge la sua prima missione pastorale a Mezzano (Ravenna) ove è inviato il 2 luglio 1955 come vicario cooperatore. Con il medesimo incarico è trasferito a Serravalle (in provincia di Ferrara). Qui, l’abate-parroco don Giuseppe Fabbri, presente dal 1950, riceve nella primavera del 1958 la nomina a direttore Spirituale del Seminario ravennate. Don Migliorati gli subentra ufficialmente il 4 ottobre: data singolare perché il paese celebra contemporaneamente la festa patronale, quella per l’ingresso del nuovo abate-parroco, ed anche la ricorrenza onomastica del sacerdote, per non dimenticare, da ultimo, che il 1958, per la parrocchia serravallese, è l’anno in cui si ricorda il centenario dell’erezione della chiesa alla dignità di parrocchia dopo secoli di dipendenza da Ariano Polesine (Rovigo), Santa Maria in Punta (Rovigo), Papozze (Rovigo) e Cologna (Ferrara).

Il fervore pastorale di don Migliorati non conosce soste e si esplica sulla scia di quello, indubbiamente efficacissimo, del suo predecessore. Particolare attenzione egli pone all’ Azione Cattolica maschile e femminile, all’ oratorio, all’Asilo Infantile “Minghetti”, alle attività del catechismo e del piccolo clero. Gli anni dal 1958 al 1962 sono di grande attenzione anche per le infrastrutture parrocchiali: restauri alla chiesa, al campanile, alla canonica, all’Asilo (che nel 1963 celebra in forma solenne la ricorrenza del 50° anniversario di fondazione), lavori alle sedi delle Associazioni cattoliche e all’ oratorio. Il 16 maggio 1966 la Santa Sede decreta il passaggio delle parrocchie della cosiddetta Pentapoli (Ambrogio, Berra, Coccanile, Cologna, Serravalle, Sant’Apollinare in Dossetti e Contane, poste a ridosso del fiume Po e nella Bassa Ferrarese) con il loro clero, alla diocesi di Ferrara. Il 19 giugno 1966 S.E. Mons. Natale Mosconi, arcivescovo di Ferrara, incontra per la prima volta la comunità parrocchiale di Serravalle. L’ anno successivo, don Migliorati è chiamato a divenire Arciprete e Vicario foraneo di Coccanile, ove fa l’ ingresso ufficiale l’11 giugno. Qui egli profonde, fino all’ ultimo, le sue energie di uomo e di sacerdote. Subito l’attenzione viene posta ai bambini, ai ragazzi, agli adolescenti, all’associazionismo, al piccolo clero. Anche a Coccanile egli attua un ministero pastorale intriso di impegno e di tanta generosità, nell’incontro costante con la gente, specie con i più bisognosi e con i più lontani. Già in Serravalle aveva manifestato più volte segni di sofferenza e di dolore; le privazioni e i patimenti della prigionia hanno certo provocato danni al suo fisico, e i disturbi che lamenta da tempo ne sono una probabile conseguenza, forse la causa non ultima dell’ improvviso decesso.

L’estrema riservatezza che lo contraddistingue fa sì che don Francesco sappia celare non solo le sofferenze che lo tormentano ma anche quelle che talvolta egli si procura, per la santificazione sua e delle anime affidategli, con l’ uso di un cilicio da lui stesso costruito e custodito in gran segreto. La mattina del 13 marzo 1972, a soli 48 anni, la morte lo coglie mentre si appresta a celebrare la Santa Messa dando pieno significato alla frase biblica del libro della Sapienza: “Dio l’ha provato, l’ha saggiato come oro nel crogiuolo e l’ha gradito come un olocausto”.

Come ha rilevato Mons. Natale Mosconi nell’omelia funebre il suo ricordo di vita resta in noi e per noi: una vita sacerdotale autentica, preparata dalla Grazia, dalle prove, dall’ impegno di risposta. Nel 1995, per interessamento dell’Abate-parroco Don Michelangelo Sandri viene pubblicato il Diario di prigionia, opera curata da Giovanni Raminelli. Nel libro figurano numerose testimonianze sulla figura e sulle opere di Don Migliorati. 

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