martedì, Maggio 14, 2024
Storia

LA DECIMA ABBAZIALE DEL 2 DICEMBRE 1891 DESCRIZIONE DI ALCUNE POSSESSIONI ED ORIGINE DELLE LORO DENOMINAZIONI – Prima parte –

Capitolo II

La decima abbaziale: stima del 2 dicembre 1891 – Descrizioni di alcune possessioni ed origine delle loro denominazioni.

Anticipatamente si trascrivono i valori di misure e monete.

MISURE

staio   =mq. 1.087,32
pertica = m. 4,088

MONETE

scudo romano = 10 paoli (lire 5,37263)
un paolo     = 10 baiocchi
un baiocco   = 10 denari

1 – CENNI SULLA PROVENIENZA DELLA DECIMA ABBAZIALE

Fin dal secolo XVI, la nobile ed antica famiglia Giglioli possedeva nel territorio di Serravalle vasti terreni seminativi, prativi, vallivi e pascolivi. Inoltre possedeva pure un diritto di decima. I Giglioli ave­vano avuti i terreni ed il diritto in enfitèusi dall’antica abbazia di Gavello, Ne fanno fede, varie investiture, ma soprattutto quella concessa al nobile Giovanni Maria Giglioli il 3 gennaio 1511, così come risulta da un rogito di certo notaio Girolamo Ziponari. L’investitura venne ripetuta a favore del conte Ottaviano attraverso il rogito 13 maggio 1532 del notaio Flesso e a favore del conte Alessandro Giglioli del fu Ottaviano con il rogito 3 novembre 1605 del notaio Gaspare Rasori.
Il conte Alessandro, sul finire del secolo XVI fece erigere a proprie spese la chiesa di Serravalle, ponendola sotto il patronato della sua famiglia. Non solo, ma la dotò assegnandole varie rendite a titolo di legato o “beneficio. Per averne conferma, basta scorrere il testamento del conte Alessandro, datato 21 marzo 1602, e successivamente un suo codicillo, redatto l’il marzo 1606 per mano del notaio Casellati. Mediante questo codicillo, il nobile cedeva alla chiesa di Serravalle una metà della decima che gli era pervenuta dalla abbazia di Gavello.

Con bolla di papa Urbano Vili dell’anno 1639, la chiesa fu elevata ad abbazia, lasciando però alla famiglia Giglioli, che ne era patrona, il diritto di nomina degli abati. Ma i Giglioli hanno continuato ad esercitare il giuspatronato anche dopo l’elevazione della abbazia in parrocchia abbaziale, designando così per un certo periodo di tempo anche i parroci-abati. In tal modo, i vari sacerdoti che si succedettero alla guida della cura di Serravalle godettero dell’investitura e delle relative rendite fino alla metà del secolo XIX, cioè fino al 1858, epoca in cui l’abbazia, dopo decenni di trattative, venne tramutata in abbazia parrocchiale (rogito di istituzione, del notaio Ferrarini: 11/6/1858).
Qui di seguito leggeremo un passo significativo ed importante dell’atto di istituzione, dal quale risulta come tutte le rendite dovevano passare dall’abbazia alla nuova parrocchia, con la condizione:

“che in qualunque tempo ed in qualunque circostanza, esclusa ogni prescrizione, non si potesse continuare a mantenere la Parrocchia stessa o per parte dell’Arcivescovo della Diocesi di Ravenna o per disposizione superiore, dovessero le cose tornare in pristinum, colla cessione anche di ogni miglioramento, che fosse stato fatto o nella Chiesa, o nella Casa o nelle Rendite, in favore della Famiglia Giglioli Patrona.”

Dal 1858 l’abate-parroco ha sempre goduto delle rendite lasciate in dote alla chiesa dai conti Giglioli, compreso il diritto di decima, denominato «decima abbaziale», nella ragione dell’8% sopra parte del territorio di Serravalle.

Col passare degli anni le cose inerenti alla decima, non furono sempre pacifiche sia per l’ignoranza dei rogiti, sia per la noncuranza degli abati e degli abati-parroci, sia per il desiderio di molti possidenti di evadere le loro responsabilità. Si giunse così a tale e tanta confusione da rendere assai compromesse le risorse della prebenda della chiesa. Ecco come il primo abate-parroco di Serravalle, don Angelo Malandri, nel 1879, si esprimeva in merito al problema della decima nella sua relazione inventariale alla Curia arcivescovile di Ravenna:

“prebenda della chiesa: Quantunque dall’istrumento di possesso non risulti quale in ispecie sia la rendita in questa Chiesa, non parlando che di una somma di romani scudi 130, della quale si mette in possesso l’Abate Parroco, pure sta in fatto d’essa in decima percepibile in natura all’8 per % sui primi raccolti, cioè frumento, gran turco, avena, uva ed erba medica. La percezione di questa decima non è constatata che da un decreto di Monsignor Moretti che all’atto della mia nomina fu letto e pubblicato in Chiesa nonché affisso alla porta della medesima. Oltre di ciò si sa e si conosce che ab immemorabili i beneficiati pro tempore di questa Abbazia hanno sempre percepito la decima in natura come di diritto e di ragione loro si conveniva.

Chi aveva in qualche modo cambiato faccia a questa rendita sì per valore che pel modo di pagamento fu il precedente beneficiato Abate Don Luigi Bianchi, sostituendo alla decima in natura tanti contratti parziali con questi possidenti, contratti che furono di funeste conseguenze al sottoscritto, poiché si trovò nella dura necessità per vendicare i propri diritti di iniziare lunghe e dispendiose cause che furono poi fortunatamente risolte in senso favorevole ai diritti della Chiesa dai Tribunali di Copparo, Ferrara e Bologna. Se non che però sortì la malaugurata legge del Maggio 1860 del Dittatore Farini, della quale approfittarono alcuni possidenti chiedendo legalmente e giudizialmente la commutazione della decima in denaro. Questi furono i Sig.ri Cavalieri Ventura, Pietropoli Francesco e Società Bonifiche Ferraresi. I fondi che si trovano aggravati da decima sono tutti quelli che si trovano in mezzo alle due contrade contarina e strada grandi, cioè Braglia Cavalieri Ventura, Braglia Contarina, proprietà Bonifiche, Sabbioni e Contarina ora di Francesco Pietropoli, Sabbioni e Braglia Loghetto, Sabbioni dei Fratelli e Cugini Biolcati, Tuffanelli Gaetano e molte altre piccole proprietà eziandio oltre il Canai Bianco, cominciando da Cavalieri fino a Pavanelli Andrea ponte Crepalda.

A questa Chiesa spettano pure altri due livelli, l’uno di scudi 1:50, l’altro di scudi 4:50 a carico degli eredi fu Luigi Pietropolli, cioè Ugo, Giulio, Imelde fratelli Pietropolli.

Questi livelli furono creati dal precedente beneficiato fu Don Luigi Bianchi con autorizzazione credo di questa Venerabile Curia cedendo in loro favore due pezzi di terreno sito in vicinanza alla Chiesa ed appartenente alla vecchia Abbazia. Io non posseggo istromento, ma nullameno gli attuali debitori sono puntuali al soddisfuo dei loro pesi.”

La situazione non dovette cambiare molto neppur quando a don Malandri, che tanto aveva fatto per metter ordine nelle pratiche della decima, successe il rev.do don Pio Minghetti nel 1885. Tant’è che lo stesso don Minghetti, deciso a sistemare ogni cosa in modo definitivo, incaricò nel 1891 l’ing. Attilio Cugini di Ferrara, al fine di fare le opportune ricerche e i debiti rilievi così da ricavarne una “stima”, da cui desumere con esattezza le spettanze in decima dovute alla chiesa di Serravalle dai vari proprietari.

2 – LA STIMA DEL 2 DICEMBRE 1891

Le risultanze del lavoro dell’ing. Cugini sono tutte trascritte di suo pugno in un documento conservato in originale nell’Archivio Abbaziale-parrocchiale. In esso si trovano svariate ed interessanti notizie, e queste non solamente in merito alla stima della decima, ma anche circa i nomi dei luoghi e dei proprietari, nonché l’estensione ed i confini dei terreni soggetti alla decima stessa. Il Cugini esaminò dapprima tutti i documenti in possesso della famiglia Giglioli e quelli forniti da don Minghetti; poi, usando le vecchie piante dei lavorieri, i tipi e i catastini censuari presi in copia e relativi alle singole proprietà, fece gli opportuni rilievi “in loco” e provvide a distinguere la stima in due parti distinte: una riguardante la decima che, in ottemperanza della legge 14/7/1887, era da commutare in maniera definitiva per la totale liberazione dei terreni, l’altra, riguardante la decima già commutata.

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