domenica, Maggio 19, 2024
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COCCANILE – ERANO IN TANTISSIMI DOMENICA 13 MARZO A RICORDARE NELLA CHIESA PARROCCHIALE LA FIGURA DI DON FRANCESCO MIGLIORATI PARROCO STIMATO E BEN VOLUTO – IL RICORDO DEL PROF. GIOVANNI RAMINELLI

Coccanile Erano in tanti alla messa di domenica mattina a Coccanile, per ricordare la figura di don Francesco Migliorati, parroco stimato e ben voluto, vittima di una giovinezza colpita dalla guerra. Ma don Francesco era don Francesco, indiscutibile figura di guida pastorale, che visse e si spese tutto tra il 1958 e quella terribile mattina del 13 marzo 1972, a soli 48 anni, quando la morte lo colse mentre si apprestava a celebrare la Santa Messa.

E così domenica mattina, durante la messa a Coccanile, celebrata dal Parroco don Leonardo Bacelle, i parrocchiani hanno voluto ricordare il 50° anniversario della sua scomparsa. Numerosi i fedeli presenti delle due comunità, Serravalle e Coccanile, dove don Francesco divulgò il suo credo: chi lo ricorda potrà testimoniare la sua particolare attenzione all’Azione Cattolica, all’oratorio, ai piccoli nell’asilo infantile, alle attività di catechismo e del piccolo clero. Si spese anche in molti lavori per le due chiese e per gli ambienti parrocchiali.

Tra i banchi presenti anche i nipoti di don Francesco, arrivati da Brescia per commemorare lo zio e ringraziare don Leonardo per averlo ricordato. Durante la Santa Messa, con attenzione i fedeli hanno ascoltato le parole del professor Giovanni Raminelli, che ebbe don Francesco  come parroco-abate a Serravalle dal 1958 al 1967.

“Don Francesco è stato il sacerdote della mia infanzia e della prima adolescenza – ha detto Raminelli – figura non secondaria della migliore tradizione sacerdotale ravennate (dove frequentò il seminario). Fu prete tutto d’un pezzo, essenziale lo si potrebbe definire. Ma prete santo, rapito al cielo dopo una vita segnata dalle sofferenze del lager nazista e dalle conseguenze che ne minarono salute”.

Poi la storia della Sua vita, sin dalla nascita nel 1923 a San Gervasio di Brescia, passando per i campi di calcio e l’oratorio per arrivare al militare, arruolato durante la II^ Guerra Mondiale. “Fatto prigioniero dai Tedeschi a Sebenico dopo l’8 settembre 1943 fu trasferito come Internato Militare Italiano in alcuni campi di concentramento – ha detto ancora Raminelli – La prova tremenda della prigionia è testimoniata da un Diario che riuscì a stendere su un quaderno fino all’ottobre 1944, con l’aggiunta di parole di gioia nell’aprile 1945 e un inno di riconoscenza alla madre ed ai fratelli”.

Il ritorno dalla prigionia e la chiamata alla vocazione sacerdotale, con l’ordinazione sacerdotale il 4 giugno 1955. Dopo un breve periodo di servizio come cappellano a Mezzano, fu inviato a Serravalle ove raccolse nel 1958 l’eredità di Mons. Giuseppe Fabbri. Con il passaggio della Pentapoli a Ferrara, l’arcivescovo Mosconi lo volle a Coccanile quale nuovo Vicario Foraneo. Furono i periodi dove don Francesco profuse, fino all’ultimo, le sue energie di uomo e di sacerdote.

“Studiando e pubblicando il suo Diario di prigionia – ha ripreso Raminelli – mi sono convinto che il suo carattere riservato lo portò a celare non solo le sofferenze che lo tormentavano ma anche quelle che talvolta egli si procurava, per la santificazione sua e delle anime affidategli, con l’uso di un cilicio da lui stesso costruito, custodito ed indossato in gran segreto”.

La sua parabola di vita terrena si chiuse nella parrocchia di Coccanile: la morte lo colse mentre si apprestava a celebrare la Santa Messa. Nel 1995 a Serravalle, per interessamento dell’Abate parroco don Michelangelo Sandri, si decise la pubblicazione del Diario di prigionia di Don Francesco e la domenica 16 novembre 2008, con il sindaco del Comune di Berra e un gruppo di volonterosi parrocchiani di Serravalle e con una grande partecipazione di popolo si riuscì pure a intitolare un parco pubblico alla memoria di don Francesco, tuttora esistente.

“Non dimenticatelo, amici di Coccanile – ha concluso Raminelli – È stato un sacerdote esemplare, come pochi. Vi assicuro che Don Migliorati sia per la vita che per gli scritti ha tanto, tantissimo da insegnare, a laici e a religiosi. Specialmente oggi che la crisi della società sempre più secolarizzata e distratta scoraggia e allontana i laici dall’impegno militante nella Chiesa, per la Chiesa e per il mondo. Preghiamo Don Francesco. Egli soffrì nell’inferno di violenza e di morte della Germania nazista ove era stata dimenticata la legge di Dio ma ora dal Cielo, ove ogni lacrima è tersa, si unirà alle nostre preghiere, ci prenderà per mano e ci indicherà il giusto cammino verso la gioia del Cristo risorto”.

(red)

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