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BERRA: I 100 ANNI DELLA SCUOLA MATERNA “ANGELO STRANI” – 28.3.1911 – 28.3.2011

DON LUIGI GUANELLA
MONS. ANGELO STRANI
LA SCUOLA MATERNA DI BERRA
IL VESCOVO GUIDO MARIA CONFORTI

 I FESTEGGIAMENTI
di Donatella Marighella

Berra (di Donatella Marighella). Festeggia quest’anno i suoi primi 100 anni di vita la scuola materna parrocchiale “Angelo Strani” di Berra. E’ facile ripercorrere quei tempi perche don Angelo li ha lasciati “scritti”, di suo pugno.


La sera del 12 dicembre 1902 giungevo a Berra – scriveva il Parroco – che dovevo assumere la parrocchia: era la prima volta che entravo in Berra. Il paese era avvolto in un fitto velo di nebbia e scarsamente illuminato da poche luci fumiganti. Mentre scendevo dall’umile vettura che mi aveva trasportato da Ferrara a Berra, alcuni giovanotti, uscendo da una bettola, mi rivolsero uno strano saluto. Con voce rauca ed irosa ripetutamente mi gridarono contro: “Abbasso i preti ! Abbasso i preti!” Pensai mestamente perché questo ruggito d’odio? Non mi conoscevano. Era la prima volta che ponevo piede in questo paese. Quei cari giovani mi odiavano perché prete. Ne ebbi una stretta al cuore, ma poi mi sentii fiero e ringraziai il Signore di essere un sacerdote. Compresi allora che quello, più che grida d’odio, era un gemito di preghiera. Avevano ragione di gridare abbasso il prete … Essi erano scesi tanto in basso ed invocavano dal prete una mano pietosa che li elevasse alla dignità della vita cristiana e forse della vita umana. Il prete quindi doveva scendere abbasso, attraverso tutti gli strati sociali, fino al bambino, per salvare i germi della società e per preparare un migliore domani. Qui l’idea dell’asilo con annesso la scuola di lavoro, affidata alle buone Suore, per le giovani che si preparavano a formare nuove famiglie”.

Con queste parole inizia un manoscritto di Mons. Angelo Strani conservato nell’archivio della parrocchia. Tante generazioni da quegli anni si sono susseguite come dimostrano le foto ingiallite di allora: sia bambini desiderosi della certezza di un pasto caldo e certo che di ragazze aiutate nell’apprendimento dei primi e preziosi lavori di ricamo e di cucito accuditi dalla preziosa opera delle suore di don Luigi Guanella, presenti dalla fondazione sino al 2001.

Mons. Guido Maria Conforti, allora arcivescovo di Ravenna, nel 1902 inviò come sostituto a Berra don Angelo Strani e lo promosse curato nel 1904. Nel 1908 e grazie ad un gruppo di signore iscritte al Terz’Ordine di S. Francesco si poté costituire il primo comitato. Si prepararono recite pro-asilo e lotterie di beneficenza. Ci fu un fervore di opere. Si chiese l’aiuto ai signori proprietari che risposero all’appello. Si raccolse una somma che era ben poco, era nulla. Ma pure fidando in Dio, il 28 marzo del 1911 si gettò la prima pietra del nuovo edificio che fu benedetta da Mons. Domenico Benelli, Arciprete di Coccanile.

Il 28 ottobre 1911 Mons. Pasquale Morganti, Arcivescovo di Ravenna, inaugurò e benedisse solennemente l’Asilo di Berra, che fu dedicato all’Angelo Custode. Don Angelo si rivolse a don Luigi Guanella attraverso il suo vescovo che tra l’altro così scriveva” : … ottimo don Luigi, non disperdete le forze preziose dei vostri seguaci in terre lontane: qui nella nostra bell’Italia, coperta del serenissimo cielo turchino che invidia l’Europa tutta, vi sono popolazioni che non conoscono la nostra santa religione, se non per vilipenderla e calpestarla. Vi sono paesi interi asserviti alle idealità più abbiette d’egoismo e di freddo materialismo: a queste popolazioni facilitate l’apertura di una vostra base di carità. Inviate loro gli apostoli della vostra bontà veramente cristiana, eminentemente popolare, e ne trarrete frutti insperati per le anime, per la civiltà e per la patria”. Ottenne che nell’ottobre del 1911 lo stesso don Guanella accompagnò a Berra le prime tre suore a dare inizio alla loro opera di apostolato: Suor Angela Tornielli, Suor Ines Lotti e Suor Rosa Brambilla. Le opere di Dio hanno sempre il battesimo di dolore. E l’Asilo di prove e di persecuzioni ne ebbe tantissime. Dai settari anticlericali del paese fu mandato alla Prefettura di Ferrara una denuncia contro l’apertura dell’Asilo, motivandola falsamente da ragioni igieniche. Ma questo tentativo riuscì vano; allora i dominatori di quel tempo sferrarono contro la benefica istituzione una più terribile offensiva. Tentarono di paralizzare l’opera salutare delle Rev.de Suore minacciando la sospensione da ogni lavoro, e ciò voleva dire fame per quelle povere famiglie che avessero mandato all’Asilo i loro bambini. Durante il periodo della Grande Guerra si ebbe un po’ di tregua e l’Asilo fu in grado di accogliere gratuitamente i figli dei combattenti e di fare la refezione gratuita: in quel tempo ebbe piena floridezza.

“Nel 2001 celebrammo il 90° anniversario con una ristrutturazione del fabbricato – spiega don Leonardo, attuale parroco – anche con l’aiuto della Fondazione Cassa di Risparmio, e con una pubblica celebrazione, ma con la dipartita delle ultime due suore, ultimo avamposto della loro congregazione in tutta l’Emilia Romagna. Quest’anno, mentre celebriamo questo centenario cammino di educazione umana e cristiana, primo asilo dell’intera diocesi di Ravenna di cui le parrocchie della pentapoli facevano parte, il Santo Padre il 23 ottobre canonizzerà il Beato Guido Maria Conforti e il Beato Luigi Guanella.

A giusta ragione possiamo affermare che un “mirabile intreccio di santità” è transitato tra noi e ieri come oggi ha permesso che la grazia divina potesse, anche oggi attraverso il prezioso e scrupoloso aiuto del personale laico presente, continuare ad operare tra la nostra gente”.

Donatella Marighella


100 Anni
di Diego Cavallina

Credo non sia facile per noi, che viviamo in un relativo benessere, sia pure nel contesto di crescenti difficoltà per l’economia dei paesi occidentali, immaginare quali fossero le condizioni di vita e di lavoro nel nostro territorio solo 100 anni fa.

L’Italia era unita da 50 anni, e per questo era impegnata in celebrazioni importanti e spettacolari che esaltavano soprattutto il ruolo della monarchia sabauda. Nel contempo invadeva la Libia perché riteneva che non poteva essere da meno delle altre potenze europee che da tempo possedevano un vasto impero coloniale soprattutto in Africa e Asia, quindi voleva anche lei le sue colonie per sedersi alla pari ai tavoli della politica internazionale dopo le sconfitte militari subite qualche decennio prima nei tentativi di invasione dell’Etiopia (o Abissinia, come si diceva allora).

A Berra da poco più di un anno si era costituito il Comune autonomo, fino allora, da dopo l’unità d’Italia, insieme a Ro, Formignana e Jolanda di Savoia (allora si chiamava “Le Venezie”), faceva parte del più vasto Comune di Copparo.

I cinquant’anni trascorsi dall’unificazione del Regno avevano visto il nostro territorio interessato da un fenomeno storico unico e irripetibile, cioè le bonifiche delle valli dolci o salmastre che dalla sponda destra del Canal Bianco andavano in vario modo fino al mare.

Una enorme area di acque, acquitrini, paludi, improduttiva e infestata dalla malaria, abitata da piccoli gruppi di diseredati con una economia di sussistenza e in perenne miseria, era stata trasformata in enormi distese di terra nella quali le prime colture promettevano di far diventare quelle zone fiorenti e rigogliose.

Si era trattato di uno sforzo tecnico e culturale di enorme rilievo, la scienza idraulica dei bonificatori italiani (e anche europei, soprattutto olandesi), compresi vari scienziati ferraresi, aveva dato il massimo delle proprie competenze, nel contempo erano occorsi investimenti di grandi capitali, forniti da nuove società capitalistiche italiane ed europee, a volte costituitesi “ad hoc”, che avevano comunque usufruito di ingenti quantità di danaro attraverso sovvenzioni pubbliche.

Per questi lavori di bonifica era stato necessario richiamare da tutte le regioni vicine numerosi operai, il lavoro non mancava, anche se le condizioni erano durissime, quasi tutti gli scavi si facevano a mano con vanghe, pale e palotti e “carriole” per trasportare, affondati nel fango e nell’acqua milioni/miliardi di metri cubi di fango. Erano “gli scarriolanti” della tradizione popolare e pressoché noi tutti siamo i discendenti di questi eroici lavoratori.

Conclusi i lavori della bonifica idraulica era iniziata la messa a coltura dei campi, che non aveva più bisogno di tutti quei lavoratori, e soprattutto aveva bisogno di forza-lavoro solo per brevi periodi dell’anno, ecco che le grandi masse bracciantili che si erano insediate nei paesi situati “in gronda” alla terre “di valle” (come ancora qualcuno ricorda che venivano chiamate le terre di bonifica) diventano esuberanti rispetto alle possibilità di lavoro.

Miseria, malattie, stenti, fame, sfruttamento da parte delle grandi società agrarie, analfabetismo, erano le condizioni di vita della stragrande maggioranza della popolazione, e in queste condizioni la volontà di ribellione e di lotta per far valere i propri diritti si diffonde come in tutte le zone del paese soggette a conflitti di classe, nel ferrarese e in particolare nel copparese, le organizzazioni politiche e sindacali dei lavoratori aderiscono ben presto all’ala più intransigente, allora denominata anarco-sindacalismo .

In un clima di questo genere è proprio a Berra, esattamente a Ponte Albersano, che scoppia il fatto più sanguinoso. Il 28 giugno 1901 l’esercito regio spara sui lavoratori in sciopero, sul terreno restano due morti, un terzo morirà a distanza di tempo per le conseguenze delle ferite.

Berra era allora parte dell’Arcidiocesi di Ravenna, insieme a tutti i paesi “in gronda”, Coccanile, Ambrogio, Cologna e Serravalle, era la cosiddetta “Pentapoli”, che dopo il trattato di Vienna del 1815 e il consolidamento dei confini tra lo Stato Pontificio e l’Impero Austriaco del Lombardo-Veneto, l’Arcivescovo di Ravenna aveva ottenuto dal Vescovo di Adria, cedendogli le sue parrocchie attorno a S. Apollinare di Rovigo (toponimo quanto mai ravennate). Lontana dalla sede vescovile, isolata in un territorio tra la diocesi di Ferrara e quella di Comacchio, era amministrata da sacerdoti romagnoli, che facevano del loro meglio per alleviare le condizioni di vita dei loro parrocchiani, predicando, senza grande successo, la concordia sociale (la “Rerum Novarum” era di pochi anni prima), forse si sentivano in terra di missione e quindi si concentravano sulla predicazione e sulla educazione.

Non bisogna pensare che la situazione fosse tutta negativa, la classe dirigente puntava su un rilancio della società, come d’altronde in tutto il paese, siamo all’inizio della cosiddetta “era giolittiana” che comunque vedrà un impegno di rinnovamento.

D’altronde anche gli amministratori copparesi, di cui facevano parte anche i berresi, penso ai fratelli Spisani di Cologna o ad Amedeo Baruffa di Berra, di solito appartenenti ai partiti filogovernativi, erano impegnati in un progetto di rilancio dell’economia e della società, basti pensare che proprio all’inizio del nuovo secolo viene inaugurata la ferrovia Copparo-Ferrara oppure viene aperto l’Ospedale Civile “San Giuseppe”, anche l’educazione viene considerata sia dalle forze cattolico-moderate, sia da quelle socialiste uno strumento fondamentale per l’innalzamento delle condizioni della popolazione. Nel Comune di Copparo la scuola elementare pubblica e gratuita si diffonde in tutte le frazioni e serve a ridurre il livello di analfabetismo, che pure resta altissimo.

In questo contesto la Chiesa incomincia a pensare all’apertura di scuole per l’infanzia, gli asili infantili, come si diceva allora, per dare una prima educazione ai figli delle popolazioni, anche più diseredate, un luogo di custodia e sicurezza, di socializzazione, e nel contempo per impartire (ovviamente) i primi elementi di vita cristiana comunitaria. Era anche un esempio concreto di servizio anche verso quelle fasce della popolazione a volte ostili alla Chiesa.

Dal 1902 la parrocchia di Berra era retta da un sacerdote di origine berrese, don Angelo Strani, era stato inviato nella sua terra natia d’allora Arcivescovo Guido Maria Conforti, gli Strani erano una famiglia profondamente legata alla comunità, don Angelo vorrà ricordare la figura del padre e del fratello nella epigrafe dedicatoria dell’altare maggiore, un fine lavoro marmoreo, che donerà più avanti alla sua Chiesa di formazione, abbattuto il vecchio tempio, ora è stato sistemato nella cappella sinistra della nuova chiesa ed attualmente è l’altare del SS. Sacramento.

La sua idea di fondare un asilo per l’infanzia si fa strada, nella coscienza che la popolazione non può essere lasciata a se stessa, che la gioventù ha bisogno di guide e di orientamenti, che vanno sostenute le esigenze spirituali, ma insieme a quelle materiali, così carenti nella stragrande maggioranza dei suoi parrocchiani. Immagino aiutato dai suoi superiori, dai confratelli e da parte della popolazione, nel marzo del 1911 posa la prima pietra dell’opera che ancora oggi è dedicata alla sua memoria, viene scelto un terreno di proprietà della parrocchia adiacente all’abside della chiesa di allora, fino a quel momento adibito a cimitero. Anzi i primi lavori sono quelli di estumulazione dei resti mortali, che vengono depositati nell’area dell’attuale cimitero che il nuovo Comune ha deciso di costruire, esattamente nella zona retrostante il Municipio.

Non siamo in grado di dire quale fosse la compartecipazione della nuova amministrazione comunale all’opera, forse un anno di vita era troppo poco per poter pensare ad una collaborazione concreta, comunque “l’operazione cimitero” va letta anche in quest’ottica, cioè di uno sforzo comune per la valorizzazione della nuova autonomia comunale, tanto più che l’asilo parrocchiale di Berra fu il primo a nascere nell’intera Arcidiocesi di Ravenna e uno dei primi nelle nostre zone.

Don Angelo prima di partire con un impegno così gravoso per la nostra piccola comunità si era assicurato la collaborazione della congregazione delle suore di don Luigi Guanella (Figlie di Santa Maria della Divina Provvidenza) una grande figura di “santità sociale” di cui è piena la storia religiosa dell’ottocento soprattutto piemontese e lombardo, una congregazione dedicata totalmente all’educazione dell’infanzia e alla cura degli anziani e dei disabili anche gravi e gravissimi, a Fratta Polesine, non lontano da noi avevano aperto una casa

esemplare nella cura degli anziani e dei disabili, un piccolo “Cottolengo” locale e la loro opera era già considerata particolarmente meritoria.

In pochi mesi il nuovo edificio fu costruito e nell’ottobre del 1911 (neppure otto mesi dall’inizio) viene inaugurato e don Luigi Guanella viene a Berra accompagnando le prime tre suore, suor Angela Tornielli, suor Ines Lotti, suor Rosa Brambilla, che subito inizieranno il loro apostolato tra i bimbi di Berra.

Le suore “guanelliane”, che in seguito prenderanno in gestione anche l’asilo di Cologna, svolgeranno la loro opera per circa 90 anni, fino all’inizio del secolo attuale, la scuola è ancora felicemente in funzione, grazie all’impegno della parrocchia, delle insegnanti laiche e dei genitori, e grazie alla convenzione col Comune, con la cui storia quasi si identifica.

E per culminare questo periodo di celebrazioni centenarie, appunto il Comune del 1910 e la scuola materna del 1911, quest’anno vedrà anche la proclamazione della santità dei due religiosi la cui opera è legata alla nostra scuola, mons. Guido Maria Conforti, l’Arcivescovo di Ravenna che inviò a Berra Mons. Angelo Strani, e che poi fonderà la Congregazione dei Missionari Saveriani, e don Luigi Guanella il santo fondatore delle “nostre suore”. Entrambi saliranno agli onori degli altari il 23 ottobre prossimo in San Pietro ad opera di Papa Benedetto XVI.

Forse una coincidenza, forse un “mirabile intreccio di santità” come l’ha già definito qualcuno.

Diego Cavallin


UNA SCOMMESSA INIZIATA DA DIECI ANNI
di Grazia e Paola

La nostra presenza nel cammino della vita della parrocchia di S. Rocco risale da tempo immemorabile, ancora ai tempi degli altri sacerdoti che si sono avvicendati, ma la chiamata ad esser presenti a servizio della scuola materna “mons. Angelo Strani” a Berra si sussegue al ritiro avvenuto nell’estate del 2001 delle ultime reverende suore del Beato Luigi Guanella – suor Lucia e suor Giuliana – qui avvicendatesi per ben 90 anni nella conduzione e gestione della Scuola stessa, anche in tempi alquanto difficili e supportate da scarsezza di mezzi economici.

Noi – pur titubanti di fronte a questa richiesta di aiuto – ma certi del servizio che avremmo dovuto supportare, ci siamo rimboccate le maniche, anche perché di riflesso – per aver avuto i nostri figli in questa scuola – sapevamo cosa voleva dire modellare uno stile di vita a quello che era stato trasmesso alle passate generazioni, nell’arte di educare i bambini che ci venivano affidati, con la presenza delle insegnati di sezione.

Don Leonardo ci ha proposto questa mirabile scommessa, ma allora possiamo dire che non pensavamo quanto grande sarebbe stata la missione che si prospettava per il nostro futuro.

Da subito non ci siamo mai lasciate scoraggiare, ma siamo andate avanti con tanto amore per aiutare nella crescita umana e cristiana questi bambini a noi affidati da genitori che ben ci conoscevano e forse già allora sovrastimavano che questo cammino sarebbe stato portato avanti con decisione e successo, condito con l’amore necessario e l’aiuto a far comprendere a questi nostri figli le regole per saper vivere insieme con armonia.

Con noi sono ormai stati stanti bambini che oggi frequentano le scuole superiori e quando anche oggi li incrociamo si ricordano con gioia che quanto abbiamo fatto per loro, come l’avessimo fatto per i nostri figli.

Possiamo dire che oggi siamo veramente orgogliose del cammino e della scommessa vinta: con la nostra buona volontà, il cammino dell’equipe degli insegnanti e dei genitori e l’aiuto e la presenza costante dello Spirito Santo abbiamo sempre cercato che vivessero in un contesto sereno affinché la Scuola Materna diventasse una tappa importante nel loro cammino di vita cristiana.

L’accoglienza del mattino e i pasti a loro preparati e serviti e sempre divorati come fosse la prima volta dopo un lungo periodo di astinenza e il decoro e il riordino degli ambienti scolastici ci hanno fatto essere un tutt’uno con le loro gioie e avvicinate ogni giorno a condividere sempre ogni loro più piccola preoccupazione.

Possiamo a giusta ragione dire che giorno dopo giorno quanto facciamo lo rimettiamo nelle mani della Beata Vergine della Galvana perché ci sia da guida e illumini per saper dare sempre tanto amore a questi nostri bambini, visi radiosi di speranza di un mondo che molte volte cammina col volto triste.

Grazia e Paola


UN CAMMINO LUNGO E VINCENTE
delle insegnanti Incoronata e Barbara

La scuola dell’infanzia atta a promuovere la formazione integrale della personalità dei bambini dai 3 ai 6 anni offre loro opportunità educative mirate alla maturazione equilibrata delle componenti cognitive, affettive, sociali e morali. Da sempre le insegnanti programmano una progettazione didattica annuale, negli ultimi anni, suddiviso in campi di esperienza, così come richiesto dai nuovi orientamenti. Il percorso previsto che coinvolge tutti i bambini e si prefigge l’obbiettivo di renderli protagonisti, inizia con la realizzazione di uno sfondo integratore che ha la funzione di presentare il progetto e di accompagnare i bambini alla scoperta delle tematiche preposte attraverso attività grafico-pittoriche, ludiche, motorie, di ascolto, di manipolazione, creative e uscite a tema.

La programmazione annuale è ulteriormente arricchita da un progetto di educazione religiosa, musicale, di lingua inglese e attività psicomotoria. Inoltre la scuola risponde positivamente a tutte le iniziative proposte dal Comune e dalla Provincia Come il progetto teatro, il progetto biblioteca e progetto continuità, negli ultimi anni poi la scuola con grande entusiasmo e successo ha partecipato ai laboratori e ai concorsi patrocinati dalla Regione Emilia Romagna – Provincia di Ferrara – Comune di Ferrara – Città Bambino – Hera Ferrara – LIPU – e il Centro Commerciale LE MURA. I concorsi “VITA DA TAPPI ” e ” DIFFERENZIAMOCI SEMPRE ” progetti altamente educativi atti a concorrere alla diffusione di comportamenti improntati al rispetto dell’ambiente e al corretto utilizzo delle sue risorse. Grazie alla collaborazione dei genitori per la raccolta dei materiali di riciclo utili alla realizzazione delle opere e con l’aiuto di tutto il personale i bambini hanno realizzato un cavallo a dondolo con più di 6000 tappi di plastica di ogni forma, colore e dimensione e un mulino a vento con farfalla su un prato fiorito realizzato con 1250 tappi di sughero, rotoli di carta igienica e 1200 fiori confezionati con i sacchi di pattume colorati.

In entrambi i progetti la scuola è stata premiata con il primo premio per la categoria infanzia per aver creato le opere più significative e creative.

Incoronata e Barbara

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