domenica, Aprile 28, 2024
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BERRA – GRANDE AFFLUENZA OGGI 25 NOVEMBRE #ATTORNOALLAPANCHINA – TANTA GENTE A MANIFESTARE CONTRO LA VIOLENZA ALLE DONNE PERCHE’ QUANDO UNA DONNA DICE NO E’ NO!

Berra – Grande affluenza oggi, 25 novembre 2023, a Berra #attornoallapanchina. Davvero un significativo momento quello organizzato da Acs Berrese col patrocinio del Comune di Riva del Po, presente l’Ass. Silvia Brandalesi, per richiamare l’attenzione sulla violenza di genere. Un’attenzione che non deve venire mai meno: non servono momenti di silenzio per le vittime, serve fare tanto rumore affinché si continui a lavorare: si deve “formare per fermare”, servono vere e proprie strategie che portino ad una profonda rieducazione culturale. 

Un momento insieme a tanti amici di quasi tutte le località di Riva del Po, per riflettere sul tema del pregiudizio e per ricordare Cinzia Fusi, la giovane donna di Riva del Po che venne uccisa in un’afosa mattina d’agosto del 2019 e che, forse, dai pregiudizi non è stata esente.

La riflessione ha condotto al tema della vittimizzazione secondaria cui tante donne sono soggette, spesso colpevolizzate per l’abbigliamento succinto, per l’eccessivo trucco, o per la vita che conducono, quasi a “legittimare” le violenze subite. Attraverso un excursus processuale che è partito da Beatrice Cenci, secolo XVI, la quale, nonostante i ripetuti abusi paterni, viene definita “spregiudicata e troppo amante della vita” con una frase che la connota negativamente e dà adito a immediate, ma pregiudizievoli illazioni, per arrivare ad una sentenza della Corte Europea del 2021 che condanna lo Stato italiano a risarcire una donna vittima di violenza di gruppo, per avere evidenziato e ripetutamente sottolineato, durante il processo, la sua “biancheria” e la sua condotta libertina; la Corte ha affermato che il linguaggio colpevolizzante e moraleggiante, nonché gli argomenti utilizzati trasmettono “i pregiudizi sul ruolo delle donne che esistono nella società italiana e sono suscettibili di impedire l’effettiva protezione dei diritti delle vittime di violenza di genere”.

Tutto ciò passando per lo stupro di Artemisia Gentileschi, pittrice del XVII secolo e per le arringhe di Tina Lagostena Bassi (1926-2008), l’avvocato delle donne, la quale continuamente si interrogava e cercava di combattere il fatto che “le donne che denunciavano di aver subito uno stupro divenivano automaticamente nelle aule di giustizia le principali accusate perché costrette a dover difendere se stesse, la propria vita e la propria morale da domande, poste dalle difese degli imputati, che esulavano dai fatti oggetto dell’imputazione, volte esclusivamente a screditarle e, conseguentemente, a minarne la credibilità, facendo leva sullo stereotipo secondo cui una donna “onesta” non poteva subire una violenza sessuale”.

Tina Lagostena Bassi con convinzione affermava che “non tutte siamo delle Marie Goretti” e che se abbiamo una vita sessuale libera non significa che qualcuno si possa prendere delle libertà, perché, citando Luciana Littizzetto: 

“Quando una donna dice no è no! Può aver detto sì a 99 uomini e voi siete il centesimo, è no lo stesso! A qualunque età, in qualunque luogo e con qualunque tasso etilico. Quando una donna dice no è no. E poi non sta scritto da nessuna parte che una donna per non subire violenze, debba essere un modello di virtù, purezza e buon senso”.

(Cri.se.)

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