venerdì, Luglio 26, 2024
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SERRAVALLE – DOPO ANNI CHE IL VENETO PARLA DI PFAS COME PERICOLOSO INQUINANTE, IL CADF CHE PURE HA SEMPRE SNOBBATO LA QUESTIONE, ORA PARE CHE STIA EFFETTUANDO CONTROLLI IN QUELLA DIREZIONE

Serravalle – Dopo anni che il Veneto parla di Pfas, con proteste arrivate fino a Roma, con provvedimenti che rasentano l’inverosimile – vogliono chiudere tutte le centrali di potabilizzazione che pescano nel Po – anche sulla sponda Ferrarese si inizia a parlarne. Il cadf, che gestisce l’acqua su questa sponda, interviene nel merito e “Confermata la buona qualità dell’acqua fornita.

SUL VENETO 
I PFAS (Sostanze Perfluoro Alchiliche), utilizzati da più di sessant’anni per impermeabilizzare tessuti, pellami, carta, e per rendere inaderenti pentole e padelle, sono oramai da cinque anni oggetto di osservazione nella regione Veneto per la loro elevata presenza nelle acque superficiali e sotterranee, compreso le acque potabili, presumibilmente legata agli scarichi di uno stabilimento di produzione di questi composti, della ditta Miteni di Trissino, in provincia di Vicenza, dichiarata fallita nel novembre 2018.

Sebbene non vi siano evidenze di tossicità sull’organismo umano, l’Istituto Superiore di Sanità ha posto limiti precauzionali (di performance) sulla presenza di PFAS nelle acque potabili, che prevedono: PFOA fino a 500 ng/l e PFOS fino a 30 ng/l. Somma degli altri PFAS fino a 500 ng/l.


Gli studi sulla tossicità di queste sostanze sono comunque in corso e sempre per il principio di precauzione sono state inserite tra i parametri da controllare nella Proposta di Revisione della Direttiva Acque Potabili, pubblicata dalla Commissione Europea del febbraio del 2018. In attesa della Normativa Europea, la Regione Veneto ha emanato nell’ottobre 2017 disposizioni per regolamentare la presenza nelle acque destinate al consumo umano dei PFAS, i due composti più pericolosi: PFOS (perfluoro ottan solfonato) + PFOA (acido perfluoro ottanoico), non potranno superare i 90 ng/l (nanogrammi per litro), di cui PFOS non superiore a 30 ng/l, mentre per gli “altri PFAS” è stato previsto un limite cumulativo di 300 ng/l.


I CONTROLLI DI CADF
Gli ultimi controlli effettuati da C.A.D.F. S.p.A. per la ricerca dei PFAS nella acque gregge da potabilizzare e sulle acque destinate al consumo hanno confermato la conformità per tutte le acque. Quest’anno la ricerca ha riguardato non solo i 12 composti PFAS “classici”, Acido perfluoro butanoico (PFBA), Acido perfluoro pentanoico (PFPeA), Acido perfluoro eptanoico (PFHxA), Acido perfluoro nonanoico PFNA), Acido perfluoro decanoico (PFDA), Perfluoro butan solfonato (PFBS), Perfluoro esan solfonato (PFHxS), Acido perfluoro undecanoico (PFUnA), Acido perfluoro dodecanoico (PFDoA), ma anche altri 15 PFAS rappresentati da isomeri ramificati di PFOA e PFOS, ed altre due molecole PFAS di nuova generazione, il cC604 ed il GenX (Acido undecafluoro-2-metil-3-oxaesanoico).

(ci.ci.)

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