domenica, Maggio 19, 2024
Storia

LE ORIGINE DEL NOME “SERRAVALLE” E NOTIZIE STORICHE CIRCA LA NASCITA E L’UBICAZIONE DEL PAESE – Parte Quarta –

Le origini del nome “Serravalle” e notizie storiche circa la nascita e l’ubicazione del paese

Le principali vie di comunicazione fra il centro e le borgate erano i due stradoni, cui s’è accennato, identifìcabili con le attuali via Mario Bonamico e via Stefano Mongini dall’argine del Po a quello del Canal Bianco. In più comparve la via “di ragione Benazzi”, che è l’attuale via Mongini, dalla piazza alla curva dell’Ariosta, denominata anche “via dell’Ariosta”. La strada denominata oggi “via Attilio Capatti” un tempo, almeno fino a metà dell’Ottocento, costeggiava il Rè dei Fossi e conduceva al vecchio cimitero posto all’imboccatura meridionale del Bassone, ora via Roma. Un ponticello in legno sul Re dei Fossi agevolava il traffico dalla piazza all’attuale via Bonamico. Lo “stradone di Serravalle” passando per la piazza conduceva al cascinale e fienile ora di proprietà della famiglia Pasqualin, come è ben testimoniato nei fogli del Catasto del 1835. Fuori dal centro, intanto, si formavano altri nuclei abitati: il Ghetto, la Pedagna, il Livello, le Donnine, con relative strade, tracciate nel rispetto delle varie proprietà e, il più delle volte, costeggiando i numerosi canali di scolo.

E da credere, quindi, che l’antico centro del paese, se non proprio il primitivo, sia da individuare nel luogo ove ancora oggi esiste la chiesa, a ridosso del corso d’acqua denominato Re dei Fossi, circondata di edifìci fra i quali: il casamento ed il fienile ora di proprietà della famiglia Pasqualin, gli analoghi edifìci delle famiglie Naldi (anticamente in parte dei Biolcati, in parte dei Pietropoli), la lunga costruzione a nord della piazza ora di vari proprietari ma eretta in fasi successive dai Giglioli, il palazzo delle vecchie scuole elementari, che fu canonica quando la facoltosa famiglia Pietropoli, agli inizi dell’Ottocento, lo cedette all’arcivescovo di Ravenna cardinale Chiarissimo Falconieri per adibirlo a dimora dei sacerdoti di Serravalle. E ancora, l’ottocentesca casa Biolcati ad est della piazza Ticchioni, il palazzetto dei Pivanti all’inizio della via Bonamico e, di fronte, la casa Rubini, entrambi di recente rimodernati.

Col passare degli anni il nucleo abitato si è sviluppato, grazie ai rapporti religiosi e sociali che venivano favoriti oltre che dagli stessi legami con Ariano Polesine, anche dalla vicinanza di altri importanti centri quali Berra e Copparo nel ferrarese, Santa Maria in Punta e, in particolar modo, Papozze nel Veneto.

Come abbiamo visto, neppure le rotte e le numerose alluvioni scoraggiarono gli antichi abitanti delle nostre zone.

Anzi, la vita non poteva scindersi dal rapporto degli uomini e delle cose con il grande fiume. Le vie principali e la maggioranza degli stradoni di campagna collegavano il Po al paese e alle borgate. Ancora oggi le vie maggiormente popolate sono quelle vicine al Po e che direttamente o indirettamente conducono ad esso. Il fiume favoriva i rapporti e gli spostamenti anche e non solo commerciali, con le altre popolazioni rivierasche. Oltre all’agricoltura, fin verso la metà dell’Ottocento era molto sviluppata la pesca; in misura insignificante era presente il commercio, mentre l’artigianato locale era rappresentato dai sarti, dai falegnami e dal fabbro, che rispondevano ai bisogni dell’agricoltura e della vita d’ogni giorno.

Traccia di industrie nel sec. XVI e quindi nei secoli XVII, XVIII e XIX non ve ne sono. Bisognerà attendere gli anni ’60 di questo secolo per vedere eretta nel nostro territorio la prima industria a larga occupazione, l'”Hellebore”. Nel campo estrattivo, prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale, si trova il metano, chiuso in un secondo tempo, cioè agli inizi degli anni ’60 perché causa principale dell’abbassamento progressivo del suolo. Nella lavorazione delle risorse naturali una nota particolare bisogna farla circa la fornace. Già nel 1700 è possibile trovare in funzione una fornace a livello prettamente artigianale. L’ubicazione esatta è di difficile identificazione, ma con ogni probabilità essa doveva sorgere in quella parte di golena del Po Grande dove fino a qualche anno fa si potevano ancora scorgere i resti della cosiddetta “Fornasina”. Un documento che attesta l’esistenza di una attività di fornace è stato rinvenuto dal signor Udilio Zappaterra di Ferrara nell’archivio della chiesa di Guarda Ferrarese nel corso di sue ricerche storiche. Ce ne ha fatto pervenire copia dalla quale si desume che le pietre con le quali venne eretta, a partire dal 1770, la chiesa di Guarda, furono fornite dal capofornaciaio Giuseppe Passarella da Serravalle. Questi aveva lavorato fino al 1769 alle dipendenze di Giuseppe Cappato, proprietario di una fornace in Serravalle, in qualità di “Capo fornasaro”. Il documento è datato 12 ottobre 1770 e riporta l’attestazione fatta dal padrone della fornace, convalidata da uno scritto dell’allora cappellano dell’abbazia di Serravalle, circa la serietà e la competenza professionale del Passarella. La fornace di Serravalle era stata demolita e il Cappato dovette forzatamente privarsi del Passarella.

Ecco il documento:

1770: li 12 ottobre saravale

A chiunque si aspetta, attesto io infrascrito qualmente Giosefe Passarela mi a servito in qualità di Cappo Fornasaro per il corso di anni quindici circha, e di avere sempre trovato il mede(si)mo fedele è uomo cappacissimo del suo mestiere, cioè di fornasaro, e di non avere ne pure mai rovinato alchuna cosa, e mi a servito in tale figura sino l’a(n)no scorsso 1769: e altro motivo non è stato che il mede(si)mo sono andato via dal mio servicio; solo per essere stata dimolita la fornaza, e essere restato io senza, che se non fosse succeduto tale demolicione non mi averci privato del mede(si)mo, e tanto posso atestare in fede.

GIOSEFE CAPPATO
di mano propria Afermo

Giorgio Simoncini, Sacerdote, fui presente a quanto soprascritto et omnibus et singulis hanc inspecturis fide ne faccio, ac attesto, qualmente il suddetto Passarella è huomo onorato e da bene, capacissimo nel mestiere di fornace, tanto per i matteriali, quanto pure rispettivamente il coccinare in fornace detti matteriali, essendo stato sempre il suo mestiere, e tanto attesto in propria mia conscienza.

Il suddetto Simoncini, Sacerdote e Cappellano della Abbacia di Saravalle

Come s’è detto, è impossibile individuare con esattezza i luoghi ove era o erano poste le fornaci di Serravalle nel 1700. Sappiamo invece dalle mappe catastali del 1835 conservate presso l’Archivio di Stato di Ferrara, che la fornace di proprietà Cavalieri e, dirimpetto, quella della famiglia Pietropoli, erano situate nella zona golenale di Serravalle nei pressi della diramazione del Po. In anni a noi più vicini si ritrovano in funzione due fornaci, pure con produzione di calce, della famiglia Carini, amministrate dalla famiglia Merini. Attualmente è in attività una sola fornace, di proprietà della società “Fornaci”.

Views: 116

Condividi: