venerdì, Luglio 26, 2024
Storia

LA FAMIGLIA GIGLIOLI – Parte Terza –

I POSSEDIMENTI DELLA FAMIGLIA GIGLIOLI

A metà del secolo XV, quando i Giglioli, e più propriamente il già citato Giacomo, vennero investiti della contea di Serravalle, costruirono nel luogo ove ancora oggi esiste la villa in località Ponte Giglioli, una dimora a forma di torre. I rapporti fra la sponda ferrarese e quella veneta, in particolare col borgo di Santa Maria in Punta detta anche del Traghetto, erano frequenti e attorno al maniero si formò un piccolissimo agglomerato di capanne e tuguri. Il luogo ove venne eretta la torre e la residenza vera e propria era una piccola oasi in mezzo alle paludi, alimentate dalle continue rotte del Po. I terreni comunque fertili venivano dissodati e sistematicamente coltivati; quelli di valle erano oggetto di particolari attenzioni e, almeno la parte a ridosso del Canal Bianco, venne bonificata permettendo così ai coloni una residenza umanamente più confortevole. I Conti stessi provvidero a far erigere diversi fienili e casali, attorno ai quali, in seguito, si formarono i tanti borghi di cui è costellata la nostra zona. Anzi, questa nobile famiglia rialzò parte delle arginature del Po di Goro, dirimpetto alle quali s’apriva e s’apre tuttora il grande parco della loro residenza serravallese ed il piccolo oratorio. Nel 1598, quando il ducato ferrarese passò allo Stato della Chiesa, i rappresentanti della famiglia Giglioli preferirono abbandonare Ferrara ritirandosi nella villa di Serravalle che arricchirono di mobili, suppellettili ed affreschi, questi ultimi purtroppo perduti negli anni successivi a causa di modifiche delle strutture murarie.

La famiglia Giglioli come si è detto possedeva in Serravalle vasti appezzamenti di terreno, parte dei quali seminativi, altri prativi, altri ancora vallivi. La maggior parte di essi, nonché un diritto di “decima”, erano stati concessi a tale famiglia in “enfiteusi” dalla antica abbazia di Gavello. Lo si deduce dall’esame degli “Instrumenti” delle investiture, e particolarmente da quella concessa al nobile Giovanni Maria Giglioli il 3 Gennaio 1511 con rogito del notaio Girolamo Ziponari. Parimenti significativa è l’investitura concessa al conte Alessandro Giglioli del fu Ottaviano, il 3 novembre 1605 (rogito del notaio Gaspare Rasori).

Sul finire del secolo XVI, il conte Alessandro Giglioli eresse in Serravalle una chiesa che pose sotto il patronato della sua famiglia, dotandola di varie rendite a titolo di “legato” o benefìcio (testamento di Alessandro Giglioli del 21/3/1602). In più col suo “codicillo” a rogito del notaio Casellati in data 11 marzo 1606, cedeva alla chiesa di Serravalle una metà della decima, che gli era pervenuta dalla già citata abbazia di Gavello, di cui più ampiamente si parlerà in un apposito capitolo.

Nel 1639 papa Urbano VIII elevò ad abbazia la chiesa di Serravalle riconoscendo alla famiglia Giglioli il diritto di giuspatronato e quindi la nomina degli abati. Le rendite relative al Beneficio furono godute dai singoli abati investiti nel possesso.

In complesso i territori posseduti dalla nobile famiglia ferrarese erano assai estesi e, come riporta il Malagù, confinavano con quelli dei nobili veneti Contarini, che godevano di vari feudi nel ferrarese. Col passare degli anni i Giglioli vendettero parte dei loro terreni e alla data del 2 dicembre 1891 dalla Stima della decima abbaziale fatta dall’ing. Cugini di Ferrara risulta che essi erano proprietari di poco più di un ettaro soggetto a decima (fondo “Benissimo”, orto “Benissimo” e “Andrione”), mentre non erano soggette a decima le altre notevoli parti di svariate decine di ettari, poste nei pressi della località Ponte Giglioli e di fronte al passo per S. Maria in Punta (tenuta detta “La Giocola”: si veda in proposito anche più avanti).

La villa, s’è detto, subì varie modifiche. Ai primi del 1800 la torre venne demolita quasi per intero e ad essa si sostituì la cimasa sul fronte di chiaro stile neoclassico. Alle finestre ed ai portali d’ingresso furono apposti i frontini, aggiunte le scale. C’era anche un piccolo colonnato che sorreggeva il balcone a nord, ma esso poi scomparve, così come risulta da una pittura al piano nobile di Rosa Giglioli.

Il pittore ferrarese Francesco Migliari (1795/1851) decorò nel 1825 molti dei soffitti; altre sale della villa furono decorate a metà dell’Ottocento della stessa Rosa Giglioli la quale provvide anche a collocare all’interno varie sue tele. I mobili sono in prevalenza di chiaro stile veneziano d’epoca settecentesca: molti d’essi furono acquistati dal conte Arturo (1872/1948), il quale volle sistemare in modo adeguato questa dimora della sua famiglia. Nel parco della villa si erge, con il portale ad ovest, il piccolo oratorio dedicato alla Madonna Assunta, che pare sia stato eretto fin dalla metà del sec. XVIII. La costruzione, provvista pure di un piccolo campanile, imita assai bene lo stile romanico. L’interno è decorato a tempera e sul soffitto è una tela rappresentante la Madonna Assunta fra la gloria degli angeli e dei santi. Nell’interno sono sepolti molti dei Giglioli ed anche Ermanno Maffei-Giglioli, morto giovanissimo, nipote del conte Arturo il quale, nel 1947, a ricordo, vi fece accomodare una balaustra ed un altare cinquecentesco, ottimamente intarsiato di marmi, provenienti dalla villa veneta dei Grimaldi del Terraglie. Sopra l’altare sono tre statue: una Madonna con Bambino, san Lorenzo ed altro Santo, che il Malagù nel suo recente volume attribuisce alla scuola veneta del sec. XVI. Dietro l’altare si trova una mensola con due putti marmorei in pessimo stato.

Giunti a questo punto non resta che fare alcune osservazioni a quanto affermato dal Malagù. Nella sua Guida del Ferrarese (p. 196) delinea una critica essenzialmente negativa delle decorazioni interne della villa Giglioli, eseguite a metà dell’Ottocento dal Migliari. Poi, rivaluta il pittore ferrarese ed i suoi dipinti nell’altro volume più volte citato Ville e Delizie del Ferrarese (p. 69). L’opposta valutazione dei medesimi dipinti favorisce la confusione delle idee per cui il consiglio migliore che si può dare al lettore è quello d’invitarlo a visitare la villa.

Per quanto riguarda l’oratorio Giglioli, l’Autore nella sua Guida lo identifica come chiesa parrocchiale di Serravalle fino al Seicento. Ma la chiesetta – oratorio privato – non poteva mai essere chiesa parrocchiale! E poi, come si vedrà più avanti, Serravalle ebbe istituita la propria chiesa abbaziale in parrocchia nel 1858. Si tenga presente, inoltre, che la chiesa di Serravalle, divenuta abbazia nel 1639, esisteva nell’attuale luogo ove sorge la chiesa presente, e perciò non in località ponte Giglioli. Infine, il piccolo oratorio Giglioli viene riportato nell’altro libro Ville e Delizie del ferrarese come eretto nel secolo XIX, mentre nella Guida afferma che la sua costruzione risale al medioevo. Un simile equivoco non è spiegabile. Tanto più che la stessa realtà non è riconducibile a due profili cronologicamente e strutturalmente così distanti.

La famiglia Giglioli fu proprietaria di terreni e case anche in altri luoghi del ferrarese e del veneto.

A titolo di curiosità dirò che i Giglioli furono patroni anche della chiesa di Zocca, dedicata all’Assunzione di Maria Santissima.

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