Nemmeno il tempo di abbozzare un piccolo sorriso per i valori definiti buoni, emersi dai laboratori di Legambiente sul campionamento del luglio 2009 sulle acque a Pontelagoscuro, che arriva una “mazzata” sulla presenza in quantità pericolosa di due sostanze nocive per la salute nella acque ferraresi del Po.
L’Istituto di ricerca sulle acque del Cnr ha infatti rilevato in special modo vicino alla sorgente ed in Emilia Romagna – Pontelagoscuro su tutti – acido perfluorottanico (sigla PFOA) e perfluoroarchilsolfonato (PFOS) in quantità di parecchie volte superiori alla media europea. I due composti chimici risultano pericolosi in quanto si accumulano nel sangue sia arrivandoci attraverso l’apparato respiratorio che tramite ingestione, ad esempio mangiando pesce che vive in queste acque (le sostanze sono altamente solubili).
Alla luce di tali rilevazioni di laboratorio allarmanti, Medicina Democratica – che da tempo si occupa si salute ed ambiente – è entrata in azione indirizzando una lettera al parlamentare europeo della Lega, Oreste Rossi, passo successive alla presentazione di un esposto alla Procura di Alessandria.
Alcuni stralci del documento. “La situazione risulta particolarmente grave a Pontelagoscuro, in provincia di Ferrara, dove sono stati riscontrati tassi di PFOA dalle 10 alle 200 volte superiori a quelli dei principali fiumi europei con picchi di 200ng/l ed un range attuale che oscilla tra i 60 e i 174ng/l. Ma risulta drammatica nei fiumi affluenti Tanaro e Bormida, dove sono stati riscontrati livelli ancora più allarmanti (1.200-1.500 ng/l), per la presenza in provincia di Alessandria di un sito industriale che produce e utilizza tali composti: la Solvay di Spinetta Marengo”.
Le sostanze da dove derivano? Quale il loro ciclo? “Tali polimeri sono presenti in una miriade di oggetti di uso comune (padelle antiaderenti, detergenti, pellicole fotografiche, componenti elettronici, eccetera), e a livello scientifico si sostiene che per le loro caratteristiche di persistenza e bioaccumulabilità interferiscono con il sistema endocrino umano, che abbiano correlazione con i problemi di fertilità femminile, che siano in grado di indurre nei ratti in laboratorio l’insorgenza del tumore epatico oltre a determinare seri danni all’ambiente. La ricerca di cui sopra ha evidenziato un incremento insolito di malformazioni a carico delle varie specie ittiche, che presentano entrambi le gonadi, sia maschili che femminili. Oltre all’acqua potabile contaminata, si suppone che fonte di esposizione umana possa essere il consumo di pesce, addirittura quello allevato nella zona dell’Adriatico influenzata dal delta del Po”.
Data la loro elevata pericolosità, il Parlamento europeo ha inserito tali molecole nella direttiva per le sostanze prioritarie che debbono essere sottoposte a monitoraggio obbligatorio, e siano da far rientrare nei limiti proposti entro il 2012”.
Medicina Democratica chiede dunque un intervento reale, immediato e forte. Negli Stati Uniti, alla luce di situazioni similari, “l’EPA (Enviromental Protection Agency), dopo aver accertato tracce di PFOA nel sangue umano (nei cordoni ombelicali, nel sangue delle donne incinte), ha già chiesto ai colossi 3M e Du Pont di sospendere la produzione e l’utilizzo della sostanza. La stessa Du Pont ha già sborsato centinaia di milioni di dollari per patteggiare controversie legali sia con l’EPA per avere omesso le informazioni sui rischi sanitari e gli inquinamenti, sia con gli abitanti avvelenati nelle faglie acquifere”.
Tratto da Internet estense.com
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