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Storia

BERRA: UN DELITTO DEL 1694…

Un delitto del 1694.

Post n°31 pubblicato il 21 Gennaio 2012 da g.raminelli

Siamo bombardati ogni giorno da notizie di cronaca nera attraverso l’etere e la carta stampata. Qualcuno pensa che nei tempi andati le cose filassero lisce e che vi fosse una minor propensione a delinquere a causa di una più stretta morsa morale. Niente di più falso.

Fatti criminosi e di sangue avvenivano nei secoli andati e molti di questi non venivano neppur puniti. E’ quello che assai probabilmente è successo, al finire del Seicento, in quel di Berra.

Sul far del mattino del 30 aprile 1694 un gruppo di briganti, che andava spacciandosi per drappello di guardie del Legato Pontificio, prese di mira la casa di proprietà degli eredi del fu Giuseppe Mangolini.

Possedere una casa in quel tempo voleva dire godere di un certo agio e quei loschi figuri, con l’impresa che stavano mettendo a segno, pensavano di rapinare chissà quali beni. Forse non sapevano che l’abitazione ospitava la vedova di Antonio Mangolini (il figlio di Giuseppe) e i suoi quattro figli, il maggiore dei quali aveva appena compiuto diciotto anni.

Di sicuro non una situazione economica felice. In quelle epoche, infatti, le donne che rimanevano senza marito e con prole numerosa erano destinate a condurre una vita grama e di stenti. Non esistevano, ovviamente, le tutele giuridiche e previdenziali di oggi.

Alle prime avvisaglie dei tentativi di scasso della porta, la donna si gettò ad una delle finestre urlando a squarciagola. Uno dei briganti le intimò il silenziò ma lei continuò a urlare a più non posso: “Aiuto! Siamo assassinati!”.

Vista la reazione, il brigante non esitò a spararle una archibugiata in pieno petto con l’esito fatale della morte pressoché immediata della donna. Le urla, lo sparo e il fatto che a fine aprile, con l’orario solare, alle cinque del mattino il chiarore dell’alba consente di vedere distintamente cose, animali e persone, indussero i delinquenti alla fuga.

Il fatto ebbe una grande eco in tutta la Legazione ferrarese e nei territori limitrofi. Nonostante le ricerche e le indagini condotte con la massima solerzia di qua e di là dal Po, ai primi di giugno ancora non si era giunti ad assicurare alla Giustizia l’assassino e i suoi complici.

Così il Cardinale Legato Giuseppe Renato Imperiali emanò il 5 giugno un Editto che prescriveva pene assai pesanti per chi, a conoscenza dei nomi dei briganti, non li avesse denunciati. Nello stesso tempo il porporato prometteva un premio di ben duecento scudi a chi fosse stato in grado di fornire notizie utili alla identificazione dei colpevoli.

Addirittura l’editto arrivava a concedere l’impunità e il premio in denaro a quello fra i delinquenti che avesse denunciato i compari. Come finì questa brutta storia? Non si hanno, purtroppo, notizie al riguardo. Mi viene da immaginare però l’esito del crimine: quattro orfani alla fame.

Per chi volesse consultare l’editto: Archivio di Stato di Ferrara – Serie “Editti, Bandi e Rotuli” (Busta 9, n. 2413).

Copyright: G. Raminelli – 2012

 

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