giovedì, Maggio 16, 2024
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SERRAVALLE, FRENETICA ATTIVITA’ DI MONITORAGGIO E ALLARME INQUINAMENTO DELLA REGIONE VENETO SULLE ACQUE DEL PO – NESSUN SEGNALE DALLA REGIONE EMILIA ROMAGNA

Serravalle. Ancora inquinamento delle acque del Po. Ancora brutte notizie o comunque situazioni poco piacevoli. Provengono sempre dalla sponda sinistra del Po, quelle venete. Nulla invece dalla sponda destra. Come se le acque del Po fossero state divisi in due: ma quella è un’altra storia. Nel frattempo ad  Acquevenete permane la situazione di allerta per contrastare l’emergenza Pfas.

“L’Ulss 5 polesana ci ha comunicato in data 28 marzo il ritrovamento del composto cC6O4 in acqua potabile a valle della centrale di Corbola, sostanza fino a oggi non ricercata nelle acque grezze/potabili – spiega il direttore generale Monica Manto – A sua volta l’azienda di gestione del ciclo dell’acqua ha informato i sindaci di Adria, Ariano, Corbola, Crespino, Gavello, Guarda, Loreo, Papozze Porto Tolle, Porto Viro, Taglio di Po e Villanova Marchesana, oltre al prefetto Maddalena De Luca”.

Il composto cC6O4 non rientra tra quelli normati dal D.Lgs 31/01 né tra quelli richiesti dalla normativa regionale dei Pfas e non è riportato negli elenchi presenti in letteratura dai principali inquinanti emergenti, al momento, inoltre non è disponibile uno standard di riferimento certificato. Di conseguenza, i risultati analitici in nostro possesso vanno considerati come puramente indicativi in quanto il margine di errore degli stessi è elevato.

Nel corso dei giorni seguenti alla nota, Acquevenete, in coordinamento con l’Ulss 5 e con il supporto del laboratorio analisi Arpav, haprontamente eseguito ulteriori controlli, che hanno evidenziato la presenza di tale composto sia nell’acqua grezza del fiume Po, che in acqua potabile”. 

“Acquevenete ha nel contempo attivato il proprio laboratorio aziendale per l’implementazione del metodo per la ricerca del composto in oggetto. Abbiamo provveduto ad attivare tempestive azioni volte ad abbattere la potenziale diffusione della sostanza.

Nello specifico Acquevenete ha attivato oltre al monitoraggio ‘pilota’ del cC6O4 la tempestiva e precauzionale sostituzione dei filtri a carbone attivo già presenti nelle proprie centrali che insistono sul Po. Tale sostituzione è attualmente ancora in corso dal momento che ogni centrale è dotata di più filtri e tecnicamente non è possibile intervenire su più di uno alla volta contemporaneamente senza compromettere il funzionamento dell’impianto, pertanto si prevede di completare la sostituzione dei carboni di filtrazione di tutte e sei le centrali entro la seconda settimana di maggio”

“E’ in ogni caso doveroso evidenziare come il trattamento di filtrazione di cui le centrali sono dotate non sia stato specificatamente progettato per trattenere il cC6O4 e che pertanto la durata dell’efficacia del sistema a carboni attivi dovrà essere valutata sperimentalmente. Si stimano allo stato attuale costi per 600mila euro all’anno”.

Nel frattempo la notizia è approdata anche nei TG locali; secondo il TG regionale Veneto, che ha seguito la vicenda e i controlli eseguiti dai tecnici nelle acque del Po a Castelmassa, sono stati rilevati elevatissimi valori per uno dei composti di nuova generazione.

L’ipotesi, secondo il commissario straordinario per l’emergenza Pfas, Nicola Dell’Acqua, è che a inquinare sia un’industria fuori dal Veneto, perchè non tutte le Regioni hanno i limiti stabiliti sui Pfas il che spinge la Regione a chiedere l’approvazione di limiti di legge nazionali.

A Castelmassa i valori rilevati nel Po sono 2mila volte superiori. Ma fino a quando ognuno avrà valori di riferimento differenti la confusione regnerà solenne. Nel frattempo dalla centrale di potabilizzazione di Serravalle nessun allarme il che tranquillizza i cittadini che non si fanno carico del “problema”, come pure nessuna notizia di inquinamento da parte del Cadf della sede di Codigoro. Una garanzia per i cittadini.

(d.m.b.)

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