venerdì, Ottobre 11, 2024
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STOP AL NATALE, ORA SI CELEBRA “LA FESTA D’INVERNO” – di Leonardo Peverati –

Queste sono le affermazioni del Dirigente Scolastico dell’Istituto comprensivo Garofani di Rozzano, in provincia di Milano, Marco Parma: “Io sono convinto che la scuola debba essere laica. La laicità è l’unica possibilità d’integrazione che abbiamo. Se insistiamo sulle singole identità dove andremo a finire?”.

Nella “sua scuola” il Natale si chiamerà “Festa d’Inverno” e al posto delle tradizionali canzoni natalizie, saranno lette poesie di Gianni Rodari e cantate canzoni di Sergio Endrigo.

Considero tali affermazioni “pericolose”e questi comportamenti “assurdi, lesivi della nostra cultura, delle nostre tradizioni”. La strada della laicità intrapresa dalla Francia non mi sembra abbia prodotto grandi risultati sig. Dirigente Scolastico.

Anche il Crocefisso che lei ha fatto togliere dalle aule della “sua scuola”, è il segno evidente della sua pochezza. Non importa se lei è credente o non credente e di qualsivoglia religione, lei è un servitore dello stato, lei è al servizio della comunità di questa nazione.

A lei io, semplice cittadino senza laurea e senza velleità di alcun tipo, rispondo con le parole di un filosofo, non solo laico, ma addirittura ateo:

«Se c’è un segno che caratterizza la cultura europea in tutte le sue dimensioni, questo è la croce. Si tratta di un simbolo dominante per tutti gli aspetti del nostro sapere. Perché tutti gli aspetti della nostra cultura si fondano su quella forma peculiare di monoteismo che è il cristianesimo. È un simbolo che parla di una sofferenza. Una sofferenza che sa accogliere in sé tutte le sofferenze e in qualche modo redimerle. Il credente lo penserà in un modo, lo storico delle religioni in un altro.

Il Crocefisso andrebbe messo dappertutto, se qualcuno sapesse davvero cosa vuol dire il crocifisso…!!» (dall’intervista a Massimo Cacciari, a cura di Carlo Brambilla, in “la Repubblica” del 5 novembre 2009).

Fra l’altro, essendo io convinto che di dirigenti scolastici ed educatori da “Feste d’Inverno”, piuttosto che di “Natale”, in giro ce ne siano parecchi, è giunto il momento di dire fuori dai denti che essi rappresentano e sono i maggiori nemici della scuola pubblica. Con i loro comportamenti la difesa delle scuole private non è più un tabù. I contributi alla scuola privata potrebbero essere invocati anche da quelle famiglie non appartenenti a una “élite”, ma che intendono far educare i loro figli come meglio credono e, soprattutto, da chi più si fidano.

Leonardo Peverati – 28 Novembre 2015

 

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