giovedì, Maggio 23, 2024
Storia

CENNI GENERALI

NOTIZIE GENERALI SULLE ORIGINI E SULLA STORIA DI SERRAVALLE

Sorge circa ad un chilometro dall’argine destro del Po, dove il fiume si biforca nei rami di Venezia e di Goro, di fronte a S. Maria in Punta. Un tempo il nome forse indicava – ancor prima che il Po scorresse da queste parti – la chiusura (o la fine) dove si serrava la valle. Ma “chi scende col Po per il Polesine di San Giovanni s’accorge” – narra Riccardo Bacchelli nel Mulino del Po in chiaro stile – “che il paese perde orizzonte, che le acque erranti dalla pianura umile e sterminata confondono l’orizzonte ed il senso di orientamento”. Ed infatti le origini di Serravalle bisogna cercarle altrove, lungo il corso del Goro, più a valle di 4 chilometri, nel punto in cui sorge tuttora l’antica Villa dei Conti Giglioli, trasformata molte volte, con la cimasa barocca seminascosta fra rogge e alberi cupi. Nell’interno della villa erano certi dipinti ad affresco scomparsi a metà dell’ottocento sotto lo scialbo dei guazzi di mano del Migliari. All’inizio del viale di accesso sorge la cappella gentilizia, dedicata alla Madonna assunta, dove sono stati sepolti i conti Giglioli. Tale cappella era stata fino al Seicento la chiesa Parrocchiale di Serravalle ed intorno ad essa sorgevano dal Medio Evo una torre di scolta e le case del borgo. Poi, quando la biforcazione del grande fiume si stabilizzò 4 chilometri più a monte, anche il paese si trasferì nella stessa zona. Colà le vie di acqua e di terra erano migliori, il traghetto agevole e le capanne con l’osteria per i traghettanti erano state rifatte in mattoni. Fu in quel luogo e in quel tempo, precisamente nel 1639, che il Conte Giovanni Giglioli fece costruire l’attuale chiesa Parrocchiale di Serravalle, dedicata a San Francesco d’Assisi, più tardi elevata ad abazia, riservando per sé e per i suoi discendenti il diritto di giuspatronato. L’interno ha l’aspetto lindo e dignitoso, specialmente dopo le decorazioni ben disegnate dal Campanati nel 1936 intorno alle insegne dei Giglioli. Un po’ discosto si erge il campanile seicentesco, carico di discordanti restauri eseguiti nel 1879. Col passar degli anni intorno alla cappella gentilizia ormai lontana dal paese, le vecchie case del borgo e la torre caddero ad una ad una; restò solitaria la grande villa, residenza abituale dei Giglioli da quando, nel 1598, con la devoluzione del Ducato di Ferrara allo Stato Pontificio, qui si ritirarono a vita privata, abbandonando le cariche cittadine. Così dunque nacque Serravalle e così avvenne il suo trasferimento, che seguì l’essere e il divenire del fiume illustre, già vagabondo ed ora prigioniero fra le rive e gli argini. Le furie del Po ancora si ripercossero sulle vicende del paese. Lo Scalabrini in una lettera del 1729 al Muratori scrisse: “bisogna condurre gli matematici bolognesi a vedere le rovine che il Po a Serravalle ha provocato, fracassando l’argine in lunghezza di 150 pertiche, temendosi non si possa più pigliare, e forse tornerà isola il territorio Pomposiano”. Era il tempo in cui da Bologna si premeva per rimettere il Reno in Po, mentre proprio a Serravalle, nella campagna piatta e livellata, non si sapeva neppre per che verso andavano le acque. Il centro di Serravalle quindi, con le sue belle case, la sua piazza e i suoi negozi non ha più di 450 anni di vita. Vanno ricordate le opere realizzate negli ultimi tempi: la Casa di Riposo modello, intitolata al suo benefattore Attilio Capatti e altro. Nei pressi di Serravalle nel 1953 è sorta l’agile torre di sollevamento dell’Acquedotto del Basso Ferrarese. Essa preleva e distribuisce fino alle lontane spiaggie adriatiche l’acqua del po che “senza costare un bajocco – dice un proverbio locale – tanto rende quant’uno ne prende. Nel 1676 Serravalle contava 360 abitanti.

(Da “LA GUIDA DEL FERRARESE” di Ugo Malagù – Giacometti Editore, Verona 1967)

Views: 30

Condividi: