domenica, Maggio 19, 2024
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BERRA – SCONCERTO E MERAVIGLIA PER LO STATO DI DEGRADO IN CUI VERSA UN LUOGO SIMBOLO DELLA STORIA DI BERRA E DEI LAVORATORI – LA LAPIDE DI PONTE ALBERSANO NASCOSTA DALL’ERBA NON FALCIATA

Berra – Pieno di sterpaglie e con qualche biscia apparsa durante quei pochi giorni di caldo, il Ponte Albersano ha attirato l’attenzione di molti cittadini e passanti ma soprattutto quella di una signora che una volta abitava da queste parti.

“Dopo tanti anni, sono passata per Ponte Albersano: difficile non notare l’incuria. Quando sono andata via – commenta la signora – il “vecchio” Ponte era ancora in funzione. Oggi, rivederlo così mi sono rattristita e meravigliata. Pur essendo via dal territorio, attraverso questo sito (serravalleweb) ho cercato di seguire le vicende di queste zone.

Mi sembrava di capire che l’evento di Ponte Albersano fosse stato rinnovato ogni anno e con un elevato interesse. Ammetto anche che le foto dell’ultima commemorazione riportavano qualche ciuffo d’erba di troppo. Ora, vedendolo, capisco che il Ponte gode solamente di una breve cerimonia annuale e nulla di più. Non capisco il perché e né prendo atto”.

Come molti sanno, Ponte Albersano fu testimone di una brutta storia. Era il 27 giugno 1901, quando sul ponte si compiva uno dei fatti di sangue più sconvolgenti contro lavoratori in sciopero a Berra (all’epoca faceva parte del vastissimo comune di Copparo), che ebbe il triste onore della cronaca prima e della storia poi. Una piccola lapide, incastonata nel parapetto in laterizio del vecchio ponte, ne ricorda le date. Anch’esso però appena visibile, ricoperto dall’erba alta da dove spunta qualche fiore. Ricordiamo i fatti affinché non vada smarrita la memoria di quegli avvenimenti e il sacrificio di coloro che quel giorno rimasero per terra nella polvere.

La situazione dei braccianti, tra la fine del secolo e il nuovo, è caratterizzata da una estrema miseria: le famiglie sono al limite della sopravvivenza, la mortalità infantile è elevatissima, la pellagra miete instancabile le vittime della povertà; gli accordi sindacali del 1897, che pur prevedevano un aumento percentuale di pochi punti a favore dei lavoratori della terra, non erano mai stati applicati.

Sull’onda di un malcontento generale si costituisce anche a Berra una lega di resistenza nelle campagne (forte di ben cinquecento iscritti) la quale, vedendosi negare tassativamente dagli agrari la richiesta di portare dal 9 al 12% la quota per i braccianti, dichiara lo sciopero proprio nei giorni in cui avrebbe dovuto iniziare la mietitura del grano: è il 20 giugno 1901.

La massa degli scioperanti è composta da lavoratori che provengono da tutti i paesi limitrofi compresi alcuni centri del vicino Veneto e dimostra fin dall’inizio grande compattezza e determinazione. Gli agrari capiscono che la posta in gioco è molto alta poiché lo sciopero va assumendo sempre più le caratteristiche di una lotta altamente politicizzata: sono pronti a tutto e in pochi giorni organizzano squadre di crumiri piemontesi disposti a falciare il grano ormai maturo, ottengono inoltre l’intervento della forza pubblica in difesa di questi ultimi e del latifondo nonostante lo stesso ministro Giolitti avesse ordinato al Prefetto di Ferrara di sconsigliare simile provvedimento: sarà il tenente De Benedetti a comandare l’eccidio di Berra.

La mattina del 27 giugno i braccianti si avviano verso la tenuta Albersano animati dall’intenzione di spiegare ai crumiri nei campi le motivazioni dello sciopero e di invitarli ad unirsi alla loro lotta, ma il Ponte Albersano è sbarrato dai soldati. Al tentativo di alcuni braccianti di parlamentare con questi ultimi, il tenete De Benedetti fa rispondere con il fuoco: i soldati sono disorientati; molti sparano in aria, alcuni addirittura si rifiutano; impugnata la sciabola e con la rabbia della belva l’ufficiale ordina categoricamente di sparare sulla folla degli scioperanti.

Calisto Ercole Desuo di Villanova Marchesana e Cesira Nicchio di Berra rimangono per terra uccisi; altri venti lavoratori rimarranno feriti. Questo il tragico bilancio di quel 27 giugno 1901: l’episodio di Albersano ebbe notevole risonanza a livello politico nazionale, in seguito alle proteste dei deputati socialisti, il che indusse gli agrari a concedere gli aumenti retributivi richiesti.

Di quegli anni è anche la politica riformatrice giolittiana che va sotto il nome di Legislazione Sociale, la quale, partendo dal riconoscimento delle intollerabili condizioni dei lavoratori, rappresentò il primo, timido tentativo di dare tutela normativa al lavoro. In memoria di quel momento e per onorare chi ha perso la vita, ogni anno, il 27 di giugno, con una breve cerimonia svolta sul luogo, viene ricordato l’evento.

“Se il luogo fosse conservato meglio – conclude la signora – forse darebbe più lustro e interesse a tutti. Ma evidentemente tutto questo rispecchia quello che si vuole: nessun interesse ma solo una questione di facciata”.

(l.c.)

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