Ho seguito attentamente il convegno di Sabato scorso, 14 febbraio, organizzato dal nostro comune presso la sala Eden di Serravalle e sono sempre più convinto che, entrare nel merito e parlare di Ludovico Ticchioni, ancora oggi, non è né facile, né semplice.
Non lo è se veramente la sua vita personale, i suoi ideali di ragazzo poco più che sedicenne e le scelte che fece, o fu indotto a fare, le si vogliono incastonare in tutta la vicenda della “Resistenza Locale” contro il fascismo.
Non sembra e non si vorrebbe ma, pur essendo trascorsi più di settant’anni, c’è ancora reticenza nel parlarne liberamente, di quelle vicende: è così! E chi dice di no, sa benissimo di mentire. Qualcuno addirittura di ciò approfitta per fare demagogia, se non addirittura per raccontare una verità parziale.
Ed io non voglio entrare nel merito!!
Voglio però, senza polemica, ribattere a quell’intervento del convegno di sabato scorso che, per magnificare l’atteggiamento da eroe militante di Ticchioni, tenuto in quegli anni di resistenza al fascismo, diceva: “Lui non ha nascosto la testa sotto la sabbia, non è stato fra quelli che sono rimasti inermi, fermi e non hanno reagito alla violenza della dittatura di quegli anni.”
Io penso che gli eroi, senza togliere nulla a coloro che hanno sacrificato la loro vita per un ideale, senza togliere nulla a quanti sono stati ritenuti degni di essere additati ad “esempio”, decorati e medagliati, gli eroi sono stati e sono tanti.
Sono eroi anche coloro che, in quegli anni, hanno sofferto cercando di non mettere a repentaglio la loro famiglia, i loro figli. Quelli che eroi lo erano nel silenzio, quasi nell’anonimato: muti non per scelta, ma per necessità responsabile.
Così come oggi sono “EROI” coloro che vivono nell’ingiustizia, e non parlo di cose oltre i confini nazionali.
Mi riferisco a tutti gli italiani che vivono nell’indigenza e nella povertà, con pochi euro al mese: sono i più poveri e i meno ascoltati!!
Anche questi sono “EROI”, perché oggi, come allora, sono coloro che non protestano, non reagiscono, cercando, con dignità, di vivere la loro vita difendendosi da quella che non è molto diversa da una dittatura.
Leonardo Peverati
L’articolo di Leonardo, pubblicato su estense.com riceve questa risposta dall’autore del libro su Ludovico Ticchioni
ha scritto il 21 febbraio 2015 alle 19:06
Gentilissimo sig. Peverati,
Non voglio ritornare su cose già scritte (vedete a http://www.estense.com/?p=438982#respond) ma davvero, sig. Peverati, non credo di aver mai detto, sabato scorso, che Ludovico sia un eroe, anche perchè non amo decisamente ammantare di eroismo figure che, come Ludovico, hanno fatto determinate scelte perchè mossi da fortissimi ideali, amor di patria e desiderio di Libertà.
Non capisco poi, come andreaemme abbia desunto dalle parole del sig. Peverati, per l’ennesima volta, l’impossibile adesione di Ludovico al PCI. Credo che Ludovico vada commentato per quello che ha scritto e soprattutto per ciò che ha fatto. Buon fine settimana
Gentilissimo Dott. Guarnieri,
Io e lei ci siamo conosciuti nell’ormai lontano 1998, quando il suo libro su Ludovico Ticchioni fu presentato a Serravalle, nello stesso teatro dove, sabato 14 febbraio u.s., si è tenuto il convegno che mi ha ispirato l’articolo di cui sopra.
Lei non può ricordarsi di me, anche se mi ha visto recentemente, cosi come lei pensa di essere molto lontano dalle mie idee, quando io credo esattamente il contrario.
In questi anni, dal 1998 a oggi, ho riletto il suo libro “Ludovico Ticchioni, un liceale partigiano” almeno due volte, senza contare tutte quelle dove l’ho semplicemente consultato per dati e approfondimenti.
Secondo me lei, quando sicuramente le capiterà ancora di parlare di questo nostro compaesano seppur acquisito, lo potrà, anzi lo “dovrà” chiamare EROE!! Perché lo è stato.
Lo è stato anche con la non consapevolezza di esserlo! Lo è stato perché gli eventi hanno voluto che andasse così e chi avrebbe potuto tentare di evitarlo non l’ha fatto, anzi!
Vede dott. Guarnirei, lei è un fine ricercatore storico, io però qui ci vivo e ho la fortuna di aver parlato e di parlare con gente che allora visse quei momenti. ….E lei sa quanta reticenza ci sia ancora nel parlare di cose che sono ferite ancora aperte nelle nostre comunità.
Sono le reticenze che lei stesso probabilmente ha incontrato quando, in loco, ha tentato di intervistare probabili, se non scontati, “primi attori” di quei terribili anni della nostra storia.
Quando poi sarà che qualcuno scriverà, di quei momenti, la verità da riportare anche sui libri di scuola…, bè su questo stendiamo un velo e aspettiamo!
Pensi, tanto parlare per poi semplicemente dirle che di tutto questo non volevo trattare il mio articolo.
Volevo semplicemente dire, come ho detto, di non essere d’accordo con quanti affermano che coloro che non fecero vita di “resistenti attivi “ alla dittatura fascista, siano da catalogare semplicemente fra “gente che nascose la testa sotto la sabbia”. E non è stata lei a dirlo sabato scorso, è stato qualcun altro!
Sono esistiti ed esistono gli “EROI SILENZIOSI”, allora come oggi: invito a rileggere l’articolo.
Essere catalogato come persona di destra per queste mie affermazioni, e ancora non è lei che lo fa, significa che siamo ben lontani dal riuscire a ragionare serenamente attorno a questioni ormai vecchie di oltre settant’anni.
Sono certo che lei stavolta capirà.
Leonardo Peverati 22.2.15
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