venerdì, Aprile 26, 2024
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UN RACCONTO DI CRISTIANA SERAFINI AMORI MODERNI. STORIE DI ORDINARIA TENEREZZA – di Leonardo Peverati –

CRISTIANA SERAFINI
CRISTIANA SERAFINI
CRISTIANA SERAFINI

E ’ da un po’ di tempo che le dico: “Cristiana, scrivi un libro!!” Forse lei pensa che io scherzi, …e invece no, io dico sul serio.

L’amica Cristiana Serafini di Berra, figlia del mio Preside delle scuole medie, quando ancora il nostro comune viaggiava a gonfie vele e la Ugo Foscolo faceva da se,“la scriv ben”! Si, scrive bene la Cristiana e, prima o poi, spero mi darà retta.

Nel mentre, anche Serravalle web vuol pubblicare un suo racconto che è stato selezionato dal “Corriere della Sera” e fa parte di una pubblicazione in edicola in questi giorni: «Amori moderni. Storie di ordinaria tenerezza».

Leonardo Peverati

I miei tre baci, che mi tenevo stretta con tanta cura, lui li smerciava in giro senza fatica.
Ma i baci non si danno via così, Lorenzo.
Qual è il valore di un bacio?

di Cristiana Serafini 

Sto per compiere 50 anni e l’ho ritrovato. Una richiesta d’amicizia su Facebook da parte di Lorenzo.

Lorenzo era la mia passione di gioventù, una passione così radicata e insediata nel profondo che non mi ricordavo più nemmeno di averla, ma quando ho visto il suo nome tutte le vecchie emozioni sono tornate a galla, prepotenti ed esigenti. Si è risvegliata non solo la memoria visiva, pure la mia memoria emotiva, quella che ti fa rivivere i brividi lungo la schiena, le emozioni del cuore, il desiderio fisico. Mi è tornato in mente il primo bacio. Era luglio, un’afa terribile, le tre del pomeriggio. Io sono sgattaiolata fuori casa, avevo 14 anni, ad ottobre avrei cominciato il liceo, mi sentivo grande, ma non avevo tanta libertà d’azione. L’ho incontrato. Non c’erano i cellulari, è stato un caso. Mi piaceva così tanto. Era in vespa, mi guardò e mi disse «salta su». Mi portò lungo un canale dove i ragazzini andavano a fare il bagno. Ora ci son troppi pericoli, o semplicemente l’acqua è troppo sporca, ma una volta ci facevamo meno problemi, ci si buttava in acqua, spensierati, allegri e si vivevano esperienze importanti. Adesso tutto mi passa addosso senza lasciare segni, senza tracce, come l’acqua su un panno idrorepellente.

C’erano degli alberi, c’era ombra, c’era un po’ d’aria, c’era lui e c’ero io. Si spogliò e si tuffò. Avevo mai visto un uomo nudo? Sì, forse sui libri di arte, l’Apollo di Prassitele, il David di Michelangelo… Rimasi lì a guardarlo, a fantasticare, a pensare che lui da diverso tempo stava insieme ad una ragazza bionda, bellissima, molto più bella di me. Ma adesso era lì con me. Poi risalì, si rivestì e mi baciò. Ricordo le sue mani sulla mia schiena, le sentivo umide attraverso la camicetta sottile. «Stringimi forte amore, stringimi forte e non sentirò più niente ma solo il tuo cuore», cantano i Modà. È stato proprio così ed il mio cuore batteva molto più del suo. Mi stringeva con gentilezza, senza fretta. Mi spaventai: lui era più grande, non sapevo cosa sarebbe successo dopo, non conoscevo la prassi, le procedure, l’iter. Ora, a posteriori, penso che non mi sarebbe dispiaciuto perdere la verginità là, su quel prato, con lui. Invece mi spaventai e lui mi riportò a casa.

Passò qualche anno. Ero in quarta liceo, lui era sempre con la sua bella fidanzata bionda, concedendosi però di tanto in tanto delle parentesi. Un giorno venne a prendere il fratello a scuola, io ero lì e diede un passaggio anche a me. Mi baciò per la seconda volta. E poi gli anni passarono. Sposò la sua bella bionda, divenne papà, si separò ed ebbe altre storie, serie e meno serie, complicate e meno complicate, si sentì solo e si sentì amato, ma non si fermò mai, rimase un irrequieto, in continua ricerca.

Mi capitava di pensare a lui ogni tanto, non spesso, ma mi capitava.

Ed ora eccolo qua. Non era un uomo libero, conviveva con una nuova compagna, una donna in gamba. Non perché io la conosca, ma perché lui me ne ha parlato con stima e considerazione. Eppure, pur avendo questa donna in gamba nella sua casa e nel suo letto, è ancora un irrequieto. Non so di cosa sia in cerca, me lo chiedo, ma non so darmi una risposta. Probabilmente la risposta non la conosce nemmeno lui. Ha una vita sregolata, passa per tanti letti, ma non trova quello in cui fermarsi. E ultimamente questo uomo irrequieto mi tenta, ma non riesco a dirgli di sì.

Una sera, lo scorso agosto, l’ho incontrato per caso in una stradina poco frequentata. Si è fermato, mi ha baciato, senza dire niente, mi ha baciato in quel suo modo così totalizzante, così avvolgente, in quel suo modo così gentile, sempre senza fretta.

Era il terzo bacio. In 35 anni quello aveva alimentato la mia passione: tre baci. Che dire? Sono una donna che si accontenta di poco. Ora sono adulta, indipendente, posso decidere quello che voglio, non devo rendere conto, ma non riuscivo ancora a dirgli di sì.

«Ti faccio paura?», mi ha chiesto.

«Non sei tu che mi fai paura», gli ho risposto, «ho paura di ciò che mi causerebbe dirti di sì una volta. Non voglio, a 50 anni, stare male come una ragazzina».

Poi ci ho ripensato. Che diavolo. A 50 anni posso anche cedere e passare una notte con questo uomo che mi prende così tanto e da così tanto tempo. Questo uomo di cui amo la voce, che quando mi parla mi sembra che mi baci sul collo, che ha un modo di baciare che scioglie ogni resistenza, a cui sono così unita, anche se lui non lo sa, perché ciò che è radicato nella nostra giovinezza è duro a morire, se mai morirà.

Si dice che la passione è sofferenza, altrimenti non sarebbe una passione. Credo sia vero, lui è la mia spina nel fianco. Se se ne andrà prima di me, sarà uno di quei dolori profondi che ti lacerano e ti strappano via qualcosa e per cui non esiste filo di sutura che tenga. Ad un tratto, così, ho deciso: dirò sì. Gli dirò sì.

Sono andata a casa di Agnese, la mia amica. Tra me e lei c’è una totale confidenza, parliamo di libri, di Dio, delle nostre sofferenze, delle nostre felicità; ci confessiamo tante cose e questa mia decisione volevo dirgliela subito. Qui da noi le chiavi le lasciamo nella toppa, sulla porta, o sotto il vaso di ciclamini, e gli amici lo sanno. Sarebbe meglio che gli amici non lo sapessero, gli amici non dovrebbero sapere tutto.

Li ho trovati così, che si baciavano. La mia passione di sempre e la mia amica.

I miei tre baci, che mi tenevo stretta con tanta cura, lui li smerciava senza nessuna fatica, in giro. Ma i baci non si danno via così, non si fa. No, Lorenzo, non si fa.

Ok, Lorenzo, va bene così, bacia la mia amica, bacia le mie amiche, bacia chi ti pare, bacia tutte quelle che incontri. Io mi sento già meglio.

Cristiana Serafini

 

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