venerdì, Aprile 19, 2024
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COLOGNA – FISSATA PER IL PROSSIMO 21 LUGLIO LA PRIMA UDIENZA PER IL PROCESSO DI APPELLO CONTRO LA SENTENZA DEL TRIBUNALE DI FERRARA CHE HA CONDANNATO ALL’ERGASTOLO SAVERIO CERVELLATI PER L’OMICIDIO DI CINZIA FUSI

IL FUNERALE DI CINZIA FUSI

Cologna – È stata fissata per il prossimo 21 luglio l’udienza per il processo d’appello contro la sentenza di primo grado con la quale il tribunale di Ferrara ha condannato Saverio Cervellati all’ergastolo per aver ucciso la ex compagna Cinzia Fusi.

Com’era prevedibile l’appello c’è stato e così a luglio ci sarà l’udienza davanti ai giudici felsinei. A proporre l’appello (celebrato in una data simbolica, ricadendo il 21 luglio il compleanno di Cinzia) è stata la difesa dell’imputato, l’avvocato Elisa Cavedagna.

“Si è andati veloce, troppo veloce – dice il legale – Capisco che l’emergenza covid sia come una spada di damocle ma questo è un caso estremamente complesso, che esige un’analisi accurata delle diverse personalità perché potrebbe anche trattarsi di omicidio e non femminicidio. Insomma, ci sono dei vuoti che non sono stati colmati”.

E chiaro che l’intento della difesa è quello di cambiare l’imputazione (da femminicidio a omicidio) e di conseguenza la diminuzione della pena. Nell’atto viene chiesto ai giudici di Bologna di rinnovare l’istruttoria dibattimentale, considerata carente nel primo grado, e rivedere il trattamento sanzionatorio, giudicato troppo severo anche a fronte della confessione di Cervellati, del comportamento processuale sempre volto alla piena collaborazione, nonché di una ‘lettura’ del rapporto della coppia differente da quello del tribunale ferrarese.

L’atto di appello chiede anche di estromettere le parti civili dal risarcimento del danno: i Comuni di Copparo e Riva del Po e Maria Cristina Fusi e Caterina Lopane (cugina e zia della vittima).

Una risposta è attesa dall’avvocato di parte civile Denis Lovison dai Comuni di Copparo e Riva del Po per una loro costituzione anche in appello. Alla pena dell’ergastolo si era arrivati grazie alla norma che impedisce per questi tipi di reato di chiedere l’abbreviato e al riconoscimento dell’aggravante di un fatto commesso contro una persona alla quale si è legati da una relazione affettiva.

Dopo l’aggressione, al culmine di una lite per motivi di gelosia nel garage del negozio dove entrambi lavoravano, era stato lo stesso Cervellati a chiamare le forze dell’ordine e i carabinieri si sono trovati davanti ad una scena agghiacciante, con la donna agonizzante che è poi morta dopo poche ore in ospedale.

Una sentenza arrivata sì velocemente ma con un’analisi estremamente precisa di ogni traccia, ogni indizio, ogni piccolo particolare e quello che è emerso è una quadro agghiacciante. È stata applicata la pena adeguata al crimine commesso. I parenti di Cinzia volevano l’ergastolo anche perché questo possa essere di monito ad altre persone.

(l.c.)

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